Serie | 1926- 1950Statuto, regolamenti e disposizioniIstituto Storico Italiano per il Medioevo - ISIME
Istituto storico italiano per il medio evo. Fondo storico istituzionale
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- [post 1879 - 2008]
- Storia istituzionale/Biografia
- L’unità d’Italia segnò l’avvento di una mentalità nuova nel mondo della politica e della cultura. Nell’ambito degli studi storici si cominciò a sentire il bisogno che le diverse Società storiche, moltiplicatesi sul territorio nazionale, stringessero fra loro rapporti per promuovere opere d’interesse comune che non potevano essere realizzate da forze divise. Con questo spirito nel maggio del 1878 la Società di storia patria per le provincie napoletane inviò una lettera circolare agli altri sodalizi storici, per cercare un’intesa fra tutti.
Il primo congresso delle società storiche e delle deputazioni di storia patria si riunì a Napoli il 20 settembre 1879. In quell’occasione si prospettò la necessità di allargare il respiro dalle problematiche di una storia a dimensione regionale a quelle di una storia nazionale.
Durante il congresso di Napoli vennero approvate alcune proposte: la ripresa dell’edizione dei Rerum Italicarum Scriptores del Muratori - migliorata secondo le nuove metodologie storiografiche -, l’edizione di un carteggio degli oratori italiani, la realizzazione di una bibliografia storica nazionale e la stesura di un catalogo delle fonti storiche nel medioevo. Solamente quest’ultima proposta, ebbe una prima e parziale attuazione con la pubblicazione di un saggio di Bartolomeo Capasso dal titolo Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500.
Nel 1880 si svolse a Milano il secondo congresso delle deputazioni e società di storia patria, dove emerse che nulla era stato fatto dalle società a proposito del progetto che riguardava i Rerum Italicarum Scriptores, né tanto meno si era portato avanti il discorso di una bibliografia storica nazionale. Durante i lavori più volte emersero difficoltà di ragione finanziaria. A riguardo l’ex ministro Ruggero Bonghi, delegato della Società storica napoletana, ricordò un incontro avuto con il ministro della pubblica istruzione Francesco De Sanctis, durante il quale egli aveva sollecitato una maggiore attenzione economica da parte del ministero alle società; fu in quel momento che De Sanctis fece riferimento al «disegno di creare un grande Istituto storico». Il congresso fissò l’incontro successivo a Torino nel 1883 (in realtà poi si riunì il 12 settembre 1885).
La documentazione del fondo Istituzionale e soprattutto alcune minute di Ernesto Monaci conservate fra le sue carte, danno la misura dei colloqui che intercorsero tra Ernesto Monaci e Guido Baccelli, l’allora ministro della pubblica istruzione. A Monaci e a Oreste Tommasini, il Baccelli affidò l’incarico di studiare i modi più opportuni ed efficaci al fine di «fondare in Roma un istituto storico nazionale».
La prima idea di Monaci fu quella di dar vita ad un comitato centrale che era stato proposto da Pasquale Villari al congresso storico di Napoli, scegliendo quale possibile sede la Società romana di storia patria. Tuttavia Monaci ebbe timore che le tendenze regionalistiche, ancora troppo vive in un contesto unitario di così recente avvio, si sarebbero fatte sentire in modo tanto deciso da annullare e rendere sterile l’azione del Comitato centrale e quindi decise, pur mantenendo validi alcuni concetti espressi nello schema del comitato, «d’imprimere alla nuova istituzione un carattere più schiettamente nazionale». Ne è testimonianza il decreto definitivo che Guido Baccelli sottopose alla firma del Re e che ricalca in buona parte lo schema proposto dallo stesso Monaci. Il 25 novembre con Decreto Regio n. 1775 emanato dal Re Umberto I, veniva fondato a Roma l’Istituto storico italiano con il compito di «dare maggiore svolgimento, unità e sistema alla pubblicazione de’ fonti di storia nazionale e di promuovere segnatamente quei lavori preparatori che, per essere di interesse generale, eccedono i limiti, gli intenti, nonché i mezzi delle deputazioni e delle società storiche regionali». Nella titolazione dell’Istituto non c’erano precisazioni di una specifica età storica, come invece avverrà circa mezzo secolo dopo, ma tutte le attività saranno dedicate maggiormente al medioevo.
Provvedere alla pubblicazione delle fonti per la storia d’Italia era quindi la funzione primaria assegnata alla nuova istituzione dal Ministero della pubblica istruzione e dall’autorità regia, che accoglievano così il principio ideale posto da Monaci a fondamento delle funzioni dell’Istituto nel suo abbozzo di schema: la prima parte della citazione qui sopra riportata appare infatti come un calco quasi letterale dell’inizio del primo punto del documento. L’intento era quello di migliorare quanto aveva fatto Ludovico Antonio Muratori nei Rerum Italicarum Scriptores e quanto era stato portato avanti fino ad allora dall’«iniziativa delle singole Deputazioni e Società di storia patria».
Nella relazione che precede il testo del decreto, scritta, come sembra, da Oreste Tommasini e pubblicata nel primo volume del «Bullettino dell’Istituto storico italiano» a introduzione del decreto stesso, si esplicitava che l’Istituto non nasceva con l’intento di sostituirsi alle società e alle deputazioni, ma per unire gli sforzi in «una azione comune, confederando le forze scientifiche regionali ad opera omogenea, per riprendere le edizioni degli scriptores historiae patriae con mezzi più ampi usando gli arredamenti e i soccorsi dell’odierna critica».
L’archivio storico dell’Istituto non conserva più il decreto originale, e neppure la minuta del decreto di fondazione redatta da Monaci, che ci è nota solo attraverso una riproduzione in facsimile pubblicata in un saggio di Pietro Fedele.
La prima adunanza plenaria dell’Istituto storico italiano ebbe luogo a circa un anno e mezzo di distanza dall’emanazione del decreto, il 27 gennaio 1885. Erano presenti per nomina governativa Bartolomeo Capasso, sovrintendente agli archivi napoletani, Cesare Correnti, deputato al Parlamento e presidente del Consiglio degli archivi, Francesco Crispi, deputato al Parlamento e Pasquale Villari, senatore del Regno e membro del Consiglio degli archivi; in qualità di delegati delle regie deputazioni e delle società Michele Amari, Luigi Tommaso Belgrano, Ruggero Bonghi, Cesare Cantù, Giosué Carducci, Fedele Lampertico, Filippo Linati, Giulio Porro Lambertenghi, Marco Tabarrini, Luigi Zini ed Ernesto Monaci. E questo sarà negli anni a venire il modello dei partecipanti alle assemblee plenarie: quattro i membri nominati dal ministero e quindici rappresentanti delle società.
Durante la riunione Cesare Correnti fu eletto presidente dell’Istituto storico, Ernesto Monaci fu nominato insieme a Marco Tabarrini e Ruggero Bonghi membro della giunta esecutiva, questa doveva essere composta da tre consiglieri residenti a Roma, che potessero seguire da vicino le vicende del neonato Istituto. Si decise, inoltre, di formare una commissione «incaricata di studiare e proporre in concorso colla Giunta esecutiva uno schema di programma pei lavori dell’Istituto».
Nel 1886, vide la luce la prima pubblicazione dell’Istituto, il «Bullettino dell’Istituto storico italiano», rivista che avrebbe raccolto in anni successivi i lavori preparatori alla pubblicazione delle fonti e che per i primi anni fu principalmente un organo di informazione sull’attività dell’Istituto. Sul frontespizio del fascicolo campeggiava il logo di Antonio Ludovico Muratori di profilo, con il motto virgiliano Antiquam exquirite matrem, logo che avrebbe contrassegnato tutte le pubblicazioni successive, nelle diverse collane.
Nei primi anni di vita l’Istituto non ebbe una sede propria, le riunioni della giunta esecutiva e dell’assemblea plenaria si svolgevano in una sala del Ministero della pubblica Istruzione, o in case private o presso l’Accademia dei Lincei. Nel 1919, pur mantenendo presso l’accademia il deposito delle pubblicazioni e i materiali di preparazione delle stesse, l’Istituto trasferirà a palazzo Chigi la sua rappresentanza ufficiale. Nel frattempo, per questioni di adeguamento della sede, le riunioni istituzionali si svolgevano presso la Biblioteca Casanatense, diretta da Ignazio Giorgi, che ricopriva anche la carica di segretario dell’Istituto.
Con Regio Decreto n. 3011 del 31 dicembre 1923 venne istituita, annessa all'Istituto, la Scuola storica nazionale, gestita dalla giunta esecutiva dell'Istituto, che nel 1934 assumerà la denominazione di Scuola nazionale di studi medioevali.
Nel 1924, grazie all’intercessione di Pietro Fedele, l’Istituto ottenne in concessione dal Governatorato di Roma alcuni locali, da destinare alla propria sede, all’interno dell’Oratorio dei Filippini. A tutt’oggi la sede dell’Istituto si trova nel complesso borrominiano, che comprende anche la Chiesa di S. Maria in Vallicella, l'Oratorio dei Filippini, la Biblioteca Vallicelliana, la Società romana di storia patria, l'Archivio storico capitolino e la Casa delle letterature. La prima adunanza plenaria dell’Istituto si svolse a Palazzo Borromini il 6 giugno 1927.
Con il Regio Decreto n. 1226 del 20 luglio 1934 (convertito in L. 2124 del 20 dicembre 1934), fu istituito il coordinamento degli istituti nazionali di studi storici, che prevedeva la trasformazione dell’Istituto storico italiano in Istituto storico italiano per il medio evo. Fu allora previsto un consiglio direttivo composto da un presidente e da quattro membri nominati a vita con decreto reale su proposta del capo del governo di concerto col ministro dell’educazione Nazionale. Il 10 agosto 1934 Pietro Fedele venne nominato commissario per l’amministrazione straordinaria in attesa della nomina di un consiglio direttivo dell’Istituto. Il 21 marzo 1935 egli fu nominato presidente dell’Istituto e il 29 aprile 1935 vennero nominati gli altri quattro membri del direttivo: Ottorino Bertolini, Carlo Calisse, Vincenzo De Bartholomeis e Vincenzo Federici.
L'Istituto proseguì anche negli del Fascismo, con continuità e coerenza, le sue attività scientifiche, come si evince dalla regolarità nell'edizione delle fonti e nella pubblicazione della sua rivista, l'allora «Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio evo e Archivio muratoriano», il quale non ebbe interruzioni che negli anni più cruenti della guerra nel 1942-43 e nel 1945.
Alla scomparsa di Pietro Fedele, nel 1943, divenne presidente dell’Istituto Carlo Calisse, che mantenne la carica fino alla sua morte nel 1945. Le sorti dell’Istituto vennero quindi rette da Gaetano De Sanctis, commissario straordinario già dal 1944. Con il decreto legge 27 marzo 1948 n. 472, l'Istituto viene incluso tra gli istituti culturali destinatari dei contributi ordinari annui dello Stato.
Nel 1952 venne eletto presidente dell’Istituto Raffaello Morghen. Nei mesi successivi alla sua elezione, Morghen sarà impegnato nell’organizzazione del convegno di studi del 1953, dedicato alle fonti medievali in occasione del 70° anniversario della fondazione dell’Istituto.
Morghen fu presidente in anni che hanno visto profondi cambiamenti nella società italiana, nella cultura e nelle istituzioni culturali, in cui si è verificato un passaggio dalla ricostruzione successiva alla seconda guerra mondiale. Morghen ebbe la guida dell'Istituto dopo la lunga parentesi di sette anni del commissario straordinario Gaetano De Sanctis e dopo l'ancor più faticosa stagione della guerra, che aveva in gran parte distratto da ricerche e pubblicazioni scientifiche. Ma già dal 31 ottobre 1947, aveva avuto la responsabilità, come direttore, della Scuola nazionale di studi medievali.
Sopravvissuta alla guerra, la Scuola ha avuto da Morghen un nuovo impulso e fors'anche un'accentuata linea storiografica, come luogo di eccellenza di formazione e di specializzazione della medievistica italiana. Un'intera generazione di medievisti italiani si è formata negli anni di alunnato presso la Scuola (a cominciare da Paolo Lamma, Arsenio Frugoni, Raoul Manselli, e Giovanni Tabacco).
Quasi naturale corollario dell'attenzione per la Scuola e del suo impegno per la valorizzazione dei giovani studiosi fu la creazione, da lui voluta, della collana "Studi storici", che costituisce tanta parte dell'identità della storiografia italiana del secondo Novecento.
Con il D.l. n. 657 del 14 dicembre 1974 l’Istituto fu posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni culturali e ambientali, da poco fondato, mentre dal 1980 fu incluso negli enti culturali destinatari del contributo dello Stato. Oggi l’Istituto storico italiano per il medio evo è dal punto di vista giuridico, un ente pubblico non economico e dall’aprile del 2001 al 2022 è stato retto dal presidente Massimo Miglio, già ordinario di storia medievale all’Università degli studi della Tuscia di Viterbo.
Presidenti dall’anno di fondazione:
Cesare Correnti (27 gennaio 1885-4 ottobre1888)
Marco Tabarrini (24 novembre 1888-14 gennaio 1898)
Pasquale Villari (7 febbraio 1898-12 maggio 1911)
Paolo Boselli (12 maggio 1911-10 marzo 1932)
Pietro Fedele (regio commissario 10 agosto 1934; presidente 5 giugno 1933- 9 gennaio 1943)
Carlo Calisse (1943-22 aprile 1945)
Gaetano De Sanctis (commissario straordinario, 11 luglio 1945-23 aprile 1952)
Raffaello Morghen (23 aprile 1952-3 luglio 1982)
Girolamo Arnaldi (15 dicembre 1982-25 febbraio 2001)
Massimo Miglio (18 aprile 2001-2023)
Umberto Longo, Direttore (2023-)
Segreteria (Le date di inizio e fine di alcuni incarichi non possono essere ben definite, in assenza dei documenti che ne attestano l’effettiva durata)
Luigi Tommaso Belgrano (aprile 1886-1890)
Ernesto Mancini (1895-1923), segretario economo
Giuseppe Zucchetti (1925- 16 luglio 1948)
Roberto Valentini (dal 1945 vicesegretario)
Raoul Manselli (1952-1960)
Nicola Cilento (1 gennaio 1960-31 gennaio 1968)
Isa Lori Sanfilippo (1 ottobre 1968-1 settembre 1996)
Marta Gianni (1996-2001)
Federica Colandrea (2002-)
Segreteria della Giunta
Ignazio Giorgi (1888-1891)
Carlo Merkel (1892-1894)
Ignazio Giorgi (1895-1924).
- Storia archivistica
- Negli anni compresi tra la fondazione e la metà degli anni Venti l'Istituto, privo di sede propria, andò incontro a numerose peregrinazioni. Dopo un primo periodo, durante il quale le riunioni si svolsero nelle abitazioni private dei presidenti in carica (Correnti, Tabarrini), l'Istituto fu ospitato nella sede del Ministero della pubblica istruzione (allora alla Minerva), a Palazzo Corsini, sede dei Lincei, e in seguito a Palazzo Chigi. Nel 1924 l’Istituto trovò sede definitiva a Palazzo Borromini, dove già si trovavano la Biblioteca Vallicelliana e la Società romana di storia patria. I continui cambi di sede del primo quarantennio di vita hanno determinato lacune e dispersioni nella documentazione prodotta in quegli anni.
Dal verbale della riunione della giunta esecutiva del 18 dicembre 1901, sappiamo che l’Istituto aveva un bibliotecario-archivista, Annibale Tenneroni, che in quell’anno venne messo a riposo, ma non è chiaro da quando avesse avuto quell’incarico. Parte delle sue mansioni saranno affidate a Luigi Schiaparelli.
Nel 1920 risulta essere in servizio presso l'Istituto Giustino Colaneri, che ebbe il compito di curare la biblioteca e l'archivio dell'Istituto (Adunanza di giunta del 24 maggio 1920).
Sappiamo, dal verbale della seduta della Giunta esecutiva del 29 novembre del 1924, che Vittorio Fiorini chiese di redigere un inventario delle carte relative alle pubblicazioni in corso. Oggi non si conserva traccio di questo documento nell'archivio.
Durante il periodo del commissariamento di De Sanctis, sappiamo da alcuni documenti conservati in un fascicolo della corrispondenza generale della serie Biblioteca, che si era provveduto ad un «riordino per grandi settori dell’archivio istituzionale»: ad oggi non è possibile stabilire l’entità e la tipologia dell’intervento operato sulle carte e se eventualmente si è provveduto, in tale occasione, ad uno scarto parziale della documentazione.
Sempre dai verbali della giunta (seduta del 24 giugno 1952), si evince che nel 1952, Luigi Simeoni si occupò del riordinamento della segreteria e dell'archivio, mentre l’anno successivo (23 aprile 1953) il ruolo di archivista e aiuto bibliotecario è ricoperto da Arsenio Frugoni, coadiuvato da Ovidio Capitani. Dal 1956 il ruolo di archivista e aiuto bibliotecario è ricoperto da Vanda Cherubini.
Il 7 febbraio 1992 l’archivio storico dell’Istituto è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio.
A partire dal giugno 1997 e fino al 2005, l’Istituto ha proceduto al lavoro di riordinamento e inventariazione analitica informatizzata (attraverso il software Gea) delle carte dell’archivio, grazie anche a contributi erogati dalla Regione Lazio, che hanno permesso la collaborazione di alcuni archivisti esterni sono state schedate parzialmente alcune serie (Organi di governo e membri, Scuola storica nazionale, Carte di Ernesto Monaci e Carte di Ignazio Giorgi). Il lavoro di schedatura e la gestione dell’archivio sono stati seguiti in quegli anni, e fino al gennaio del 2011, dall’archivista Cristina Farnetti.
Dal settembre del 2001 l’Istituto ha aderito al progetto Archivi del ‘900, che prevedeva la costituzione di una rete di archivi pubblici e privati di diversi enti e fondazioni che, restando ferma l'autonomia di ricerca e di gestione di ciascun istituto, consentisse una corretta salvaguardia e valorizzazione delle fonti per la ricostruzione della storia del Novecento. Oggi, la banca dati dell’archivio storico dell’Istituto è consultabile sul sito istituzionale e sul portale Lazio ‘900, progetto quest’ultimo che ha ereditato gli intenti di Archivi del '900.
Dal 2013 ad oggi, l’Archivio storico è gestito da Marzia Azzolini. Si è proseguito con l’attività di riordinamento e inventariazione della documentazione, sono stati effettuati alcuni scarti in accordo con la Soprintendenza archivistica per il Lazio e sono state ricondizionate tutte le serie. Inoltre, l’archivio storico è stato oggetto di azioni di tutela e valorizzazione, attraverso l’organizzazione di due mostre documentarie (L’Istituto e le pubblicazioni per la storia d’Italia, 2016 e Ernesto Monaci e l’Istituto storico italiano, 2019) e con il restauro del fondo fotografico della serie Pubblicazioni (giugno 2014).
Nell’ottobre del 2016 è stato realizzato il Progetto Aquarius Per una rete degli archivi della Giunta centrale per gli studi storici e degli istituti storici nazionali, cofinanziato dalla Banca d’Italia e avente quale capofila la Giunta centrale per gli studi storci.
Il progetto prevede la possibilità di mettere in relazione tutti i documenti archivistici della Giunta con quelli posseduti dagli Istituti storici nazionali e dalle Deputazioni e Società di storia patria, in modo da poter ricostruire un unico ambiente virtuale che permetta agli studiosi italiani e stranieri di effettuare ricerche e ottenere anche i documenti in versione digitale, dove possibile. È stata così creata una banca dati unica nella quale confluiscono tutte le notizie presenti sui singoli archivi della rete. In tale occasione sono state digitalizzate le carte delle serie Normativa e storia istituzionale, Organi di governo e membri, Assemblee plenarie, Adunanze di Giunta e i Fascicoli della Scuola storica, del Fondo istituzionale.
Nel gennaio 2020, in accordo con la Soprintendenza archivistica per il Lazio, la banca dati dell'Archivio storico è stata riversata nel sistema informatico Archiui, attualmente in uso per la schedatura analitica della documentazione.
- Contenuto
- Il fondo istituzionale dell'Archivio storico dell'Istituto storico italiano per il medio evo di Roma si presenta, fino al secondo dopoguerra, parzialmente lacunoso, e pressoché completo per gli anni successivi. La documentazione prodotta comprende: una raccolta dei decreti costitutivi, i verbali delle adunanze di giunta e delle assemblee plenarie, i fascicoli personali dei presidenti e dei consiglieri, la documentazione relativa alla gestione della biblioteca, la documentazione relativa alla Scuola storica nazionale, la corrispondenza dei curatori delle diverse pubblicazioni, in particolare con Ernesto Monaci, membro della giunta esecutiva alla fondazione, e con Ignazio Giorgi, segretario dell'Istituto (1887 - 1888; 1894 - 1924), la corrispondenza con le tipografie e le case editrici, trascrizioni e collazioni di fonti e diverso materiale di lavoro scientifico, le riproduzione di fonti (negativi e positivi fotografici), bozze di stampa, fascicoli dei dipendenti dell'Istituto e carte relative alla gestione del personale, la documentazione finanziaria e contabile e le carte relative alla gestione e alla manutenzione della sede, i fascicoli relativi all'attività scientifica e alla vendita delle pubblicazioni.
- Strumenti di ricerca
- - Inventario informatizzato a cura di Marzia Azzolini, Alessandro Boccia, Giacomo Consoli, Aurora Di Stasio, Cristina Farnetti, Aida Giosi;
- Elenchi dei fascicoli pre-riordinamento.
- Struttura
- Sezione 1: Statuto. Regolamenti. Disposizione legislative
sezione 2: Organi di governo
serie 1: Presidente e consiglieri
serie 2: Segreteria:
serie 3: Adunanze plenarie
serie 4: Adunanze della giunta esecutiva (poi consiglio direttivo)
sezione 3: Amministrazione
serie 1: Protocollo della corrispondenza
serie 2: Sede e patrimonio. Corrispondenza generale
serie 3: Registri di contabilità
serie 4: Gestione degli esercizi finanziari
serie 5: Bilanci di previsione
serie 6: Conti consuntivi
serie 7: Contributi e finanziamenti
serie 8: Fornitori
serie 9: Fatture
sezione 4: Personale
serie 1: Atti e corrispondenza
serie 2: Concorsi
serie 3: Fascicoli personali
serie 4: Libro matricola
serie 5: Trattamento economico del personale
serie 6: Presenze del personale
sezione 5: Scuola storica nazionale
serie 1: Corrispondenza della direzione e relazioni
serie 2: Concorsi
serie 3: Fascicoli personali
sezione 6: Borse di studio e fondazioni
sezione 7: Biblioteca
serie 1: Carteggio generale
serie 2: Acquisizioni
serie 3: Registri delle presenze degli utenti
serie 4: Domande di ammissione
serie 5: legature
sezione 8: Pubblicazioni
serie 1: Carteggio generale
serie 2: Carte di Ernesto Monaci
serie 3: Corrispondenza di Ignazio Giorgi
serie 4: Rapporti con le tipografie e le case editrici
serie 5: Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medio evo
serie 6: Fonti per la storia d'Italia
serie 7: Fonti per la storia dell'Italia medievale
serie 8: Rerum Italicarum Scriptores
serie 9: Studi storici
serie 10: Nuovi studi storici
serie 11: Repertorium fontium historiae medii aevi
serie 12: Guida delle biblioteche e degli archivi d'Italia
serie 13: Progetti di edizione incompiuti o non realizzati
serie 14: Recensioni
serie 15: Istituto di Statistica
serie 16: Studi, trascrizioni di documenti e materiale di lavoro
serie 17: Materiale fotografico e riproduzioni di documenti
sezione 9: Attività scientifica
serie 1: Corrispondenza generale
serie 2: Seminari e convegni: fascicoli dei relatori
serie 3: Convegno storico di Montecassino, 28-29 maggio 1930
serie 4: Convegno di Montecassino, 14-18 aprile 1953
serie 5: Congresso "Fonti medievali e problematica storiografica", Roma 1973
serie 6: Progetto Medioevo Europa
serie 7: Comitato nazionale per le celebrazioni dell'VIII centenario della nascita di Federico II
sezione 10: Vendita pubblicazioni
serie 1: Corrispondenza generale
serie 2: Registri delle vendite e del magazzino
sezione 11: "Pratiche che non rientrano nelle altre voci"
sezione 12: Relazioni con altri enti
sezione 13: Rapporti con il Comune di Roma
sezione 14: Miscellanea.
- Fonti collegate
- Archivio centrale dello Stato, Roma:
Ministero della pubblica istruzione, Direzione istruzione superiore, Accademie scientifiche, circoli, collegi, istituti scientifici, deputazioni di storia patria, società (1881-1894), b. 15;
Ministero della pubblica istruzione, Divisione IV, Direzione generale istruzione superiore, Leggi, regolamenti, fondazioni etc. (1928-1948), b. 141, fasc. Istituto storico;
Roma, Società romana di storia patria, Archivio storico, Fondo Oreste Tommasini;
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Pasquale Villari, carteggio;
Milano, Museo del Risorgimento, Carte Correnti.
- Bibliografia
- A. FORNI, L'Istituto storico italiano, in Speculum mundi, Roma centro internazionale di ricerche umanistiche, cur. P. VIAN, Roma 1993, pp. 599-654; C. REGIN, Istituto storico italiano per il Medio Evo, in Tesori di carta, Roma 1998, pp. 99-102; M. MIGLIO, Premessa, in Unità d’Italia e Istituto storico italiano. Quando la politica era anche tensione culturale. Giornata di studi, Roma 28 ottobre 2011, pp. 5-15:7-15; A. FENIELLO, Dire a socera perché nora intenda, L’azione di Ruggero Bonghi per la nascita dell’Istituto storico italiano, ibid., pp. 107-122; A. TROVA, Alle origini dell’Istituto storico italiano: affinché “i nostri figli non siano più costretti, come siam noi, a cercare le fonti della storia nazionale frammezzo ai Monumenta Germaniae Historica”, ibid., pp. 123-145; M. MIGLIO, Dall’unificazione alla fondazione dell’Istituto storico italiano, in La storia della storia patria. Società, Deputazioni e Istituti storici nazionali nella costruzione dell’Italia, cur. A. BISTARELLI, Roma 2012, pp. 25-44; M. MIGLIO, Istituto storico italiano. 130 anni di storie, cur. F. DELLE DONNE – G. FRANCESCONI, Roma 2013 (Quaderni della Scuola Nazionale di Studi Medievali, 5), pp. 3-22, 45-53; M. MIGLIO, Pietro Fedele presidente dell’Istituto storico italiano, in La figura di Pietro Fedele. Intellettuale, storico, politico. Atti del Convegno nazionale di Studi Storici (Minturno, 29 settembre 2012), cur. C. FROVA, Roma 2016, (Quaderni della Scuola Nazionale di Studi Medievali, 8), pp. 19-40; M. AZZOLINI, Monaci e la nascita dell'Istituto storico italiano, in Ernesto Monaci e l'Istituto storico italiano, Catalogo della mostra, cur. M. AZZOLINI-A. DEJURE, Roma 2019, (Nuovi Studi storici, 113).
Relazioni
Soggetto produttoreIstituto storico italiano per il Medioevo
Soggetto conservatoreIstituto storico italiano per il Medioevo
Fondo di appartenenzaIstituto storico italiano per il medio evo. Fondo storico istituzionale
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