Il materiale fotografico fu prodotto da Elio Conti nell’arco di circa vent'anni, a partire dai primi anni ’60. Egli batté palmo a palmo tutte le zone del territorio fiorentino che erano oggetto dei suoi studi sulla formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino: Conti era infatti convinto che le ricerche d’archivio dovessero andare di pari passo con la conoscenza del territorio sul quale si interrogavano i documenti medievali. Questa sua convinzione fu trasmessa agli allievi, coinvolti in gite di studio che altro non erano se non vere e proprie ‘lezioni all’aperto’ nelle quali l’esegesi della documentazione scritta, magari risalente a molti secoli prima, era fatta esattamente nei luoghi ai quali si riferiva. Conti operava le sue ricognizioni fotografiche sul territorio secondo un preciso progetto e secondo itinerari prestabiliti nel dettaglio, fissando sul negativo gli oggetti per un qualche verso ritenuti da lui interessanti – paesaggio, insediamenti, elementi dell’architettura degli edifici rurali, qualche volta anche personaggi e volti del mondo della mezzadria che stava scomparendo.
Conti datò le immagini (col riferimento all’anno, al mese e al giorno), segnando esattamente sulle tavolette dell’IGM i punti di ripresa; non di rado annotando persino il tipo di pellicola usata – perlopiù il b/n, che preferiva al colore – i tempi di posa e la focale dell’obbiettivo.

Alla scomparsa dello studioso, l'insieme documentario fu trasferito presso l'Università degli studi di Firenze per un progetto di acquisizione digitale delle immagini. In questa fase fu redatto da Cecilia Piovanelli, un elenco di consistenza delle immagini. E' in questa fase che molte fotografie e alcuni microfilms furono dispersi, pertanto il loro attuale numero differisce dall'elenco originariamente redatto.
Nella primavera del 2015, le fotografie sono state donate dalla famiglia Conti all'Istituto storico italiano per il medio evo. Il materiale è stato ricondizionato in scatole e camicie non acide adeguate alla conservazione (buste e contenitori PAT), mantenendo la partizione e l'ordine originario dati dallo studioso.
Nell’autunno del 2018 è stato redatto un inventario analitico cartaceo e informatizzato. Il lavoro è stato eseguito da Federico Ciaccio, tirocinante dell’Università degli studi della Tuscia di Viterbo, la revisione è a cura di Marzia Azzolini.