Ruggero Zangrandi, nell'ambito della collaborazione avviata con lo storico americano (in proposito v. un. n. 498), invia a Peter Tompkins le bozze di 8 settembre 1843, segnalando gli argomenti per i quali potrebbero risultare utili ulteriori riscontri sui documenti americani e sollecitando lo svolgimento di ricerche su alcuni nodi chiave della vicenda, per realizzare «quel gioco di squadra - scrive - per il quale siamo intesi». Chiede inoltre notizie sulla pubblicazione del volume di Peter Tompkins (Italy Betrayed) che auspica possa uscire unitamente al suo, in modo da «fare chiasso e smuovere le acque». Successivamente comunica a Peter Tompinks che Mondadori - al quale era stata affidata la pubblicazione del volume dello storico americano - ha invece programmato l'uscita del volume di Ivan Palermo Storia di un armistizio (cit.), probabilmente a causa delle pressioni subite: «i "badogliani" di tutte le risme: generali, "storici", giornalisti [...] - scrive - devono essersi messi tutti insieme a trafficare perché uscisse anche (e, meglio, prima), il libro di Palermo figlio». Invita Peter Tompkins a contattare l'editore e trovare una formula per pubblicare velocemente la sua opera: «L'importante - sottolinea Ruggero Zangrandi - è non abbandonare la partita [...]. Ed è una partita di grande importanza storica, politica e morale. Non disertarla! Il lancio del libro di Palermo sta ad indicare, oltretutto, una "rimonta" dei falsificatori tradizionali dell' 8 settembre».
La corrispondenza prosegue poi sugli stessi argomenti. Nel gen. del 1968, informando Peter Tompkins dell'accoglienza ricevuta dal suo 8 settembre 1943, Ruggero Zangrandi scrive: «Il mio libro va benone, nel senso che riceve attacchi da tutte le parti, specie dai comunisti e dai tipi che sai».