«1943: l'8 settembre»
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- Tipologia
- Serie
- Data
- Data:
- 1964 - 1969
- Consistenza
- Consistenza (testo libero):
- fascc. 21.
- Storia istituzionale/Biografia
- Il volume è pubblicato nel nov. 1967, da Feltrinelli (Milano).
L'opera costituisce la prosecuzione delle ricerche storiche avviate con 1943: 25 luglio - 8 settembre, resa possibile dall'acquisizione degli atti della Commissione d'inchiesta per la mancata difesa di Roma, stabilita dal Tribunale di Varese nel giu. 1965, nel corso del giudizio intentato da Italo Robino contro Ruggero Zangrandi e l'editore Feltrinelli (v. la serie XXXII).
La Commissione era stata nominata dal Ministero della guerra, con dispaccio 40 R.G. del 19 ott. 1944, per "indagare e riferire sulle cause, che impedirono alle forze armate destinate alla protezione della capitale, di assolvere il loro compito all'atto dell'armistizio tra l'Italia e le Nazioni Unite, nonché accertare le eventuali responsabilità di tale mancata difesa". Sono nominati membri il sottosegretario di Stato per la Guerra Mario Palermo, presidente; i generali di corpo d'armata Luigi Amantea e Pietro Ago. La Commissione inizia i lavori il 25 ott. 1944. Non costituisce una propria Segreteria, in quanto usufruisce di quella della Commissione esaminatrice del comportamento dei generali e colonnelli all'atto dell'armistizio e dopo, dalla quale riceve anche documenti relativi alle indagini svolte (relazioni, verbali, questionari). Chiude i lavori, dopo cinquantuno sedute, il 5 mar. 1945, presentando una relazione conclusiva al Ministero, che indica quali responsabili del disastro dell'8 set. 1943 e della mancata difesa di Roma, i generali Mario Roatta e Giacomo Carboni, deferiti al Tribunale militare di Roma (l'inchiesta militare si chiuderà nel 1949 con il proscioglimento degli imputati).
L'esame dei centonovanta fascicoli prodotti dalla Commissione, dei quali a Ruggero Zangrandi era stata in precedenza negata la consultazione, consentirà allo studioso di avvalorare le ipotesi di lavoro prospettate nella prima opera, quelle cioè relative alle responsabilità della classe dirigente e degli alti gradi dell'Esercito nell'abbandono di militari e civili in mano tedesca dopo l'armistizio, in conseguenza di probabili accordi intervenuti con i tedeschi a garanzia della fuga a Pescara del re e del Governo.
La pubblicazione del volume vede l'emergere di numerosi contrasti tra Ruggero Zangrandi e l'editore, che senza motivo apparente ne ritarda l'uscita. La circostanza permette ad un altro autore, Ivan Palermo, figlio del senatore Mario, di pubblicare con qualche mese di anticipo il suo Storia di un armistizio (cit.), ricostruzione dei fatti del set. 1943 basata sempre sulla lettura degli atti della Commissione d'inchiesta per la mancata difesa di Roma, che propone però una diversa interpretazione dei documenti.
Ruggero Zangrandi sospetta che il ritardo nella pubblicazione, sia dovuto a pressioni subite dall'editore da parte dei tanti, compresi i compagni di Partito, che non apprezzano la sua ricerca della verità intorno ad un momento difficile della storia italiana. Le tesi avanzate da Ruggero Zangrandi nella "Relazione sui documenti istruttori della Commissione d'inchiesta per la mancata difesa di Roma", predisposta per il Tribunale di Varese nel 1965, portano infatti ad un giudizio fortemente critico nei confronti dell'operato della Commissione del 1944 e denunciano la condotta dei veri artefici del disastro dell'8 settembre, il presidente del Consiglio Pietro Badoglio, membri del Governo e alti gradi dell'Esercito, decisi a far convergere tutte le responsabilità su un "capro espiatorio", individuato in Mario Roatta.
Il senatore comunista Mario Palermo difende il giudizio emesso dalla Commissione da lui presieduta nel 1944, facendo pubblicare su «L'Unità», lo scambio di note intervenuto, nel 1945 e nel 1949, con l'allora presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi e con il ministro della Guerra Alessandro Casati. Nella prima lettera, inviata ai due uomini politici al termine dei lavori della Commissione d'inchiesta, il presidente Palermo indicava la necessità di condurre «una più ampia inchiesta politica», al fine di accertare le responsabilità politiche della vicenda, che esulavano dal mandato conferito alla Commissione stessa. La lettera del 1949, inviata dal presidente del Consiglio Bonomi al senatore Palermo alla vigilia di un suo intervento in Senato relativo al proscioglimento di Giacomo Carboni e Mario Roatta al termine dell'inchiesta militare, che non aveva tenuto conto delle risultanze dei lavori della Commissione del 1944, spiegava come il giudizio avesse dovuto tenere conto delle pressioni politiche esercitate dagli Alleati, che non volevano si rivelassero all'opinione pubblica i veri colpevoli delle scelte del set. 1943. Nel giudizio di Ruggeron Zangrandi sono proprio queste lettere ad avvalorare le tesi da lui sostenute nella "Relazione".
La pubblicazione delle lettere e l'aspra polemica che ne consegue, sulle colonne de «L'Unità», tra Mario Palermo e Ruggero Zangrandi, suscita la reazione della dirigenza del Pci, la quale, traendo spunto dalla trasmissione alla stampa di una lettera inviata al senatore Palermo, che il Partito riteneva avrebbe dovuto essere trattata come un fatto interno, convoca Ruggero Zangrandi ad una riunione - il " processino di partito " cui Ruggero Zangrandi si riferisce in una lettera a Bruno Zevi (v. un. n. 865) -, con lo scopo di addivenire ad un chiarimento sulla condotta del giornalista. In occasione della riunione Ruggero Zangrandi illustra le ipotesi di lavoro alla base del suo nuovo volume e comunica l'intenzione di denunciare il comportamento "non cristallino" della Commissione d'inchiesta del 1944. Nel giudizio di Ruggero Zangrandi sono proprio queste anticipazioni sui contenuti della sua nuova opera, che detrminano, nel Partito come negli altri protagonisti della vicenda, la volontà di far precedere l'uscita del suo 1943: 8 settembre dalla pubblicazione del volume di Ivan Palermo, che prospetta una diversa versione dell'operato della Commissione del 1944.
L'opera di Ruggero Zangrandi vede un'accoglienza favorevole da parte del pubblico, ma le circostanze della pubblicazione, unite al mancato lancio del libro e alla realizzazione di un numero limitato di copie, portano ad una sua scarsa diffusione, tanto che l'autore procederà ad una nuova pubblicazione con l'editore Ugo Mursia (v. la serie XXIX).
- Contenuto
- Contiene in via principale materiali di lavoro relativi alla stesura del volume e altri riferibili alle ricerche proseguite dopo la pubblicazione del libro.
Contiene inoltre numerosi documenti acquisiti, tra i quali copia degli atti della Commissione d'inchiesta per la mancata difesa di Roma e delle testimonianze rese al processo per diffamazione intentato nel 1967 da Giacomo Carboni, contro «Gente» e il giornalista Giorgio Torelli.
La corrispondenza riguarda sia le testimonianza rese sui fatti del set. 1943 prima della pubblicazione dell'opera, sia alcune lettere di commento alle tesi sostenute nel volume, di grande interesse. Sono inoltre presenti i ritagli stampa delle recensioni.
Un fascicolo riguarda, in particolare, la polemica sviluppatasi con il senatore Mario Palermo all'indomani della pubblicazione della "Relazione" di Ruggero Zangrandi per il Tribunale di Varese, e contiene tutti i ritagli stampa degli articoli pubblicati.
Alcuni fascicoli contengono i ritagli stampa delle recensioni dedicate ad altri volumi sull'argomento pubblicati nel periodo, tra i quali quello di Ivan Palermo.
- Criteri di ordinamento
- L'organizzazione del livello è la seguente:
- Corrispondenza, recensioni e dibattito, 1965 - 1969;
- Appunti e documenti, 1964 - 1969.
- Numerazione
- Numero:
- 24
Relazioni
Soggetto produttoreZangrandi, Ruggero
Fondo di appartenenzaRuggero Zangrandi
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