Documento
Metadati
- Tipologia
- Diario
- Data
- Data:
- 28/07/1940-30/07/1940
- Consistenza
- Tipologia:
- pagina/e
- Quantità:
- 28
- Contenuto
- Trascrizione del diario manoscritto:
29 luglio 40
Questa mattina ho fatto la Comunione: è stata la prima volta dopo quella strana tumultuosa comunione del giorno seguente la dichiarazione di guerra, nella cappella di S. Francesco ad Assisi con i canti lenti e tristi dei paolini e dopo quella mia rapida affannosa confessione priva di ordine ed equilibrio. Da allora non mi sono più sentita degna di accostarmi ai sacramenti, tanto il mio spirito era turbato e sconnesso. E oggi sono andata, spinta da questo nuovo grande dolore che flagella la mia infelice famiglia. Tina dovrà essere operata e subito: almeno così dicono i medici. Oggi si consulterà il chirurgo. E allora sono corsa a chiedere aiuto a Dio, come prima, come sempre. E Dio è generoso, perché mi ha dato anche questa volta una strana pace che è interiore e profonda e non esclude la sofferenza. La comunione è veramente l’igiene dell’anima: anche se essa è malata, la rende più netta e limpida, libera le piaghe dalla brutture estranee e dalle croste precoci. Impedisce di imputridire. Ed io nel mio egoismo mi ricordo di Dio nei momenti della disperazione più spaventosa, quando mi appare in pieno la mia nullità, la nostra nullità, a cui non si può rimediare. E Dio si ritrova sempre come un amico fedele che non si è offeso per la trascuratezza, non ci rimprovera il nostro egoismo: tende la mano silenzioso e tenero e aiuta a riprendere il cammino. Dio è sempre fedele, anche se noi ci allontaniamo da lui; ed è per questo che non ci si può distaccare definitivamente: non è possibile tradirlo per sempre. La sua realtà misericordiosa non ce lo permette. E allora non ci resta che ringraziarlo.
Il sacerdote che mi ha confessato, ha tentato di scandagliare la mia anima e si è accorto della vastità del mio male. Ha tentato con tanta premura di confortarmi ma ha dovuto riconoscere che era impossibile per lui riuscire. Si è accorto che qualcosa in me si irrigidiva sotto i suoi tentativi e non vi era nulla da fare, almeno per il momento. Mi ha consigliato di accostarmi più spesso a Dio: il solito, eterno consiglio, che deve essere giusto, poiché è per i sacerdoti l’ultima arma per conseguire la vittoria, ma che segna anche per loro una personale sconfitta. E sono così umili quando danno questo consiglio ma anche così fiduciosi! Alla mia obbiezione che credevo di non averne diritto, mi ha fatto osservare che allora nessuno di noi, in nessun momento avrebbe questo diritto, ma che Dio ci porge questa sua offerta generosamente, senza nessuna pretesa nostra partecipazione (*). Non mi è sembrato molto esatto veramente, però era molto confortante. E se il mio temperamento non si ri*** troppo violentemente, cercherò di seguire il suo consiglio.
(*) non ricordo molto chiaramente le sue parole, e me ne sfugge quasi anche il significato. Sono veramente in un periodo di oscurità.
28 luglio
Una mattinata come quella di stamattina è più di un anno di vita: è un periodo spaventoso di terrore, che non può essere misurato. Tina è stata operata e si temeva di un cancro alla mammella. Sono stati esaminati i tessuti, ma quelle due ore di attesa erano spasmodicamente insopportabili. Mentre l’assistevo nel suo svegliarsi dalla narcosi, pensavo terrorizzata che questa operazione non sarebbe stata nulla in confronto dell’altra, che sarebbe stata una mutilazione e un enigma per la riuscita. E tutto questo suo dolore di adesso sarebbe stato inutile e nullo. Ma poi è venuto il responso: non era maligno. Il respiro di liberazione è stato così ampio che mi è sembrato di resuscitare da un incubo. Nel vaneggiare Tina parla intimamente con Gesù: “Zio Gesù” lo chiama. E dice strane assurdità che potrebbero essere verità ultraterrene. Che la narcosi sia un primo passo verso la morte? Che essi si accostino ai misteri eterni e li sfiorino assaggiandoli? Chissà! dopo svegli non ricordiamo nulla di nulla, ma quel loro vaneggiare a me non sembra sconnesso e pianamente incosciente. Ed ora questo suo divagare, che mi aveva spaventato, mi sembra quasi affascinante e poetico. Ora non è più pericoloso. La suora mi spinge fuori a Messa. E il mondo mi accoglie con un tripudio di sole e di calore veemente. Com’è tutto gioioso e bello, anche l’ardore aggressivo del solleone. Lo slancio di ringraziamento verso Dio è uno slancio di amore così appassionato che annulla il riflesso cupo della guerra lontana. Oggi tutti gli uomini si riappacificheranno. Oggi io riuscirò a pregare anche per Hitler. Ma come fanno gli uomini a odiarsi per tanto tempo? Ne devono essere stanchi di questa assurdità. Tutto in questo [momento] è transitorio e sbiadito, tranne l’amore. Anche l’onore è un’invenzione cerebrale dell’umanità, e sembra fragile e artificiale. Soltanto l’amore è eterno e divino e di fronte a lui tutti gli altri sentimenti si stancano e si annullano. E non è vero che l’amore faccia male. Devo averlo detto anche io in un tempo lontano, ma è un’assurdità. L’amore è gioia ed è forza.
29 luglio
Ma stanotte c’è stato l’allarme e ha disturbato il sonno di Tina dopo l’operazione. Chissà perché proprio stanotte? Mamma era molto sdegnata contro gli inglesi e per la prima volta ha inveito contro di loro. Poverini, come se avessero saputo! Ma non vi sono stati scoppi di artiglieria. Dunque non sono venuti. È stata soltanto quella nostra sciocca cosiddetta difesa antiaerea, che ogni tanto vuol ricordarci la sua fastidiosa esistenza, facendo ululare le sue sirene, rintronandoci col suo fracasso e uccidendo i pacifici rumori, che non temono le bombe inglesi. Sciocchi! ma non lo sanno che gli inglesi la rispettano sempre Roma? Roma appartiene a tutta l’umanità e non deve essere attaccata da nessuno e non lo sarà: perciò non deve essere neanche difesa. Nessuno la minaccia.
Si racconta tra il popolo una storiella un po’ buffa e ingenua, come tutte le voci popolari. Quando gli aviatori francesi hanno volato sopra Roma si sono fatti il segno della croce prima di gettare i manifestini, perché giungevano sulla città santa. Eppure non è inverosimile. Sono così emotivi e così tradizionalisti nel loro misticismo un po’ borghese quei comici francesi!
30 luglio
È bello tornare al lavoro dopo essersi liberati dell’incubo di una grave minaccia. I pensieri, che prima erano stati racchiusi e imprigionati in un’unica preoccupazione, si sgrovigliano finalmente e riprendono la loro agilità. E questo buffo lavoro di tutti i giorni, monotono e un po’ seccante, appare completamente diverso e piace: tiene compagnia come una vecchia persona di famiglia a cui in fondo siamo affezionati. Vecchio e un po’ sciocco è questo mio nuovo lavoro, eppure dovrebbe interessarmi qui dentro, se non altro l’ambiente; quell’ambiente che dovrebbe essere altamente intellettuale. Ma come tutto è mediocre, invece qui dentro! mediocre e stagnante, con tutta la sua pretesa di dinamismo moderno, come tutte le creazioni nuove di questo rivoluzionario governo fascista, privo di ogni agilità e veemenza giovanile. Ricordo il fuoco del “vecchio” lavoro della scuola: la lotta affascinante tra me e i giovani, a cui volevo dimostrare che la noia era una malattia, la pigrizia senilità, la grossolanità un inutile sperpero di energie e che l’unica cosa veramente importante per un uomo è crearsi una propria personalità. E il loro stupore dei primi momenti per la novità dell’esperimento e poi quella loro vivace curiosità un po’ sospettosa; quindi la rivelazione dei loro spiriti audaci e irrequieti, confidenti e un po’ impacciati, teneri con tanta giovanile pudica goffaggine. Infine le reazioni della loro individualità bruscamente prorompente, malgrado l’asfissiante impaccio e timore e gli innumerevoli legami della nuova stolta educazione statale, con cui l’opprimono. Qui dentro invece nessuna di queste emozioni. Tutto procede da sé calmo e indifferente; anzi, a dire la verità, tutto si abbandona in una disorganizzazione collettiva, a cui pochissimi tentano di rimediare perché sembra quasi fatale che le cose debbano andare così. Nessuno si interessa menomamente al proprio lavoro, anzi tutti, almeno quelli che ho sentito parlare in una certa
confidenza, credono che in fondo quello che stanno facendo serva a ben poco, se si esclude lo stipendio mensile. Eppure io, per reazione al solito, comincio a farmi il convincimento che questi lavori di bibliografia siano utili in fondo, di una utilità così umile e generosa da poter sembrare quasi più mistica che umana. Si cerca di salvare questa dilagante attività intellettuale che straripa da menti umane spesso fiacche, aride o calcolatrici, che molte volte hanno lavorato soltanto per vanagloria e per interessi più o meno miseri, quasi miserabili alcuni; però per il fatto stesso che è una fermentazione intellettuale, una certa scintilla di intelligenza la contengono quasi tutti, anche involontariamente. Ho discusso con il mio compagno di camera, il quale crede che tutte queste pubblicazioni siano zavorra, capace soltanto di appesantire il genio e quasi di paralizzarlo; mentre invece a me sembra concime potente a fertilizzare l’humus da cui possono germogliare gli ingegni più vigorosi. E allora questo nostro minuto raccogliere la produzione scientifica da tutte le parti del mondo, con imparzialità scrupolosa, e questo nostro accettare tutto o quasi tutto senza critica pretenziosa, e questo nostro ordinare soltanto con una precisione logica che elimini le dispersioni di tempo, mi appare bello e interessante. Ci si annulla nel dare cose che sembrano un niente, ma che racchiudono un così rigido intento di semplificare e di alleggerire la fatica.
E allora succede uno strano miracolo: io, che sono così disordinata, divento istintivamente ordinatissima e precisa: io, che sono così avidamente individualista, offro la mia personalità con una serenità che rasenta la soddisfazione. Mi sembra di stare in uno strano convalescenziario che sia stato creato appositamente per il mio sistema nervoso scosso e agitato. E invece è un “Consiglio superiore delle ricerche”. Tutto questo è un po’ ironico e umoristico e dopo tutto mi piace. È come una vendetta involontaria che io mi sto prendendo contro questo maestrucolo superficiale che si è messo in testa di fare non soltanto il capo di governo di una nazione intelligentissima come l’Italia, ma ha preteso di riorganizzare la vita intellettuale senza capirne naturalmente nulla (1).
(1) Egli credeva che istituendo un centro sperimentale di cinematografici e una imponente Cinecittà avrebbe avuto un grande cinematografo, e organizzando parecchie esposizioni di pittura e di scultura e bandendo concorsi di architettura avrebbe avuto una grande arte; fondando un Consiglio superiore delle Ricerche avrebbe avuto una grande scienza. Ma non capiva che soffocando e strangolando lo spirito umano avrebbe finito per atrofizzarlo e tarpando le ali di tante anime non gli sarebbe più stato possibile far involare nel cielo rondini o passeri o usignoli e tanto meno aquile, ma avrebbe finito con l’essere circondato da anatroccoli e galline starnazzanti, o tutt’al più da avvoltoi rapaci e immondi. Però l’Italia è troppo feconda perché possa essere veramente esaurita ed ecco che gli sfuggono dal grembo spasimante i suoi poveri figli ribelli, i quali ardenti irrequieti, accecati di sofferenza tentano con disperato amore ma spesso purtroppo con l’incapacità e la goffaggine di rimarginare le sue ferite.
Ed ora gli incompetenti che egli ha sistemato negli alti gradi di questo edificio si rivolgono agli elementi che hanno studiato alla vecchia scuola e che sono capaci di riorganizzare con sistemi anglosassoni e sentimenti liberali tutto il disordine provocato dall’arroganza grossolana e ignorante del «regime fascista».
Ma questo essere diventata ordinata mi diverte, molto più che il disordine come fatto individuale può essere affascinante ma come fatto collettivo è alquanto disgustoso. E qui dentro ce se ne accorge fin troppo bene purtroppo! E non vi è nulla di più grottesco che questo voler apparire ordinati al di fuori ed essere privi di qualsiasi ordine interno (2).
(2) Ma quello che è più piacevole è la vivacità dei nostri pensieri dopo 5 o 6 ore di comprensione e di ordine scrupoloso. Svolazzano fuori tutti allegri esultanti per la liberazione e sembra che abbiano acquistato esuberanza e ardimento da quel periodo di stasi. E allora li accompagnano con quel loro gaio cinguettare senza coerenza dicendo le cose più gaie ed ardite, terribilmente intraducibili perché appena vengono afferrati, appena si cerca comunque di imprigionarli perdono ogni leggerezza e vitalità. Piccole creaturine morte: così si riducono i pensieri scritti.
Lavoro sotto la guida di un prof. venuto dal Vaticano e messo qui per sistemare le cose che minacciavano di crollare.
- Descrizione estrinseca
- Block notes 15x10 cm.
- Numerazione
- Numero:
- 3
- Reference code
- ITA FLLB AA.0001.0002UA.0003UD
Relazioni
Soggetto produttoreAlessandrini, Ada
Fondo di appartenenzaAda Alessandrini
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