Lazio'900
Club Alpino Italiano. Sezione di Fiume
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Tipologia
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Data
Data:
1952 - 1989
Storia istituzionale/Biografia
Il 12 gennaio 1885, con l'approvazione dello Statuto da parte delle autorità ungheresi, nasce a Fiume il Club Alpino Fiumano (CAF) che nel 1919, prima dell'annessione della città al Regno d'Italia, confluirà nel Club Alpino Italiano come Sezione di Fiume. La sua nascita si deve all'intuizione e alla volontà dell'architetto viennese Ferdinand Brodbeck giunto a Fiume per seguire i lavori di costruzione del teatro comunale. Il primo nucleo del Club è formato da 16 persone che avevano risposto all'appello lanciato dal Brodbeck dalle pagine del quotidiano locale «La Bilancia» il 21 dicembre dell'anno precedente. L'iniziativa ebbe subito un particolare successo, tanto che alla fine del 1885 i soci erano già 130, e 291 solo tre anni dopo, nel 1888. Fiume, che aveva sempre ricevuto dal mare la propria sussistenza, veniva, per così dire, scoprendo la montagna che la circonda. Fin da subito non fu una scoperta limitata alla sola dimensione turistica, un'occupazione per il tempo libero e per il piacere delle escursioni in compagnia, ma, a scorrere la cronaca dei primi anni attraverso l'«Annuario del Club Alpino Fiumano con monografie storiche, botaniche e meteorologiche», (pubblicato a partire dal 1889), è chiaro, anche dal titolo, quale volesse essere lo scopo dell'associazione: la conoscenza del territorio su cui si vive nei suoi molteplici aspetti. D'altronde gli affiliati al sodalizio in questi primi anni provengono quasi tutti dalle famiglie più in vista della borghesia fiumana e con un livello di istruzione adeguato agli argomenti affrontati dalla pubblicazione. Anche i rapporti con società affini furono intraprese fin dai primi anni: prima dello scadere del secolo nella lista dei soci si annoverano persone residenti a Venezia, Torino o Budapest, società affiliate sono le sezioni di Bologna e Napoli del CAI o l'Osterreichischer Touristen Club di Vienna. I legami con società alpine internazionali sono testimoniate dalle pubblicazioni reperibili nella biblioteca della sede del club: l' «Annuaire du Club Alpin Français», la «Revue Alpine» o la pubblicazione dell'Appalachian Mountain Club. Fiume all'epoca godeva di un'invidiabile posizione politica e sociale all'interno dell'Impero asburgico. La sua appartenenza alla corona d'Ungheria - aveva lo statuto di Corpus separatum già dalla fine del '700 - e il ruolo di unico porto marittimo commerciale dipendente da Budapest, le permetteva di godere di molti privilegi: l'uso dell'italiano come lingua ufficiale oltre all'ungherese, la piena autonomia nella gestione del sistema scolastico locale, un diverso e più vantaggioso regime fiscale rispetto al resto dell'Impero. Lo strato sociale rappresentato dai soci e lo status più liberale che godeva la città in quel momento storico in cui le istanze nazionalistiche iniziavano ad essere preponderanti sulla solidità e fedeltà dei sudditi all'Impero asburgico, spiegano come anche il Club Alpino Fiumano abbia rappresentato uno dei veicoli di sentimenti di italianità che alla fine del XIX secolo andava diffondendosi in quelle terre. I segni di questa tendenza in seno al sodalizio non mancano: a parte i legami con varie sezioni del CAI o le innumerevoli gite organizzate in Italia, già nel 1893 una prevista visita della Sezione di Roma del CAI a Fiume venne annullata all'ultimo momento per l'intervento delle autorità ungheresi adducendo motivi di emergenza sanitaria: in realtà una così evidente manifestazione di italianità non era tollerata! Dal 1902, poi, all'annuale convegno del Club Alpino Italiano veniva sempre mandata una rappresentanza da Fiume. Fino alle soglie del nuovo secolo il Club Alpino Fiumano ebbe uno sviluppo continuo, sia in termini di soci che di attività, e lo testimoniano le cronache dei suoi Annuari. Una delle persone artefici di questo successo è sicuramente Stanislao Dall'Asta che fu presidente del sodalizio dal 1885 al 1896; ma fra i soci si enumerano personaggi illustri non solo per la storia di Fiume: il dottor Antonio Grossich, al quale si deve l'applicazione della tintura di iodio in chirurgia; Michele Maylender, autore della Storia delle Accademie d'Italia o lo storico ungherese Aladar Fest. Gli ultimissimi anni del secolo segnano una profonda e repentina crisi del Club che lo porta quasi all'estinzione. Alle direzioni che si succedettero e che non furono in grado di organizzare e gestire il sodalizio come negli anni precedenti - sintomo di questa crisi sono il rapido avvicendamento dei presidenti e le lamentele dei soci - si aggiunse, nel 1901, il fallimento di Edoardo Klemenz, commerciante e cassiere del Club. La ripresa però fu immediata grazie ad almeno due fattori: un gruppo di giovani liceali che avevano costituito un gruppo escursionistico noto sotto il nome di Società Alpina Liburnia, venne convinto ad associarsi al Club e questa iniezione di gioventù fu un fatto estremamente positivo; a ciò si aggiunse la presidenza affidata all'ingegner Carlo Conighi che si rivelerà ben presto un degno continuatore dello spirito e della dedizione di Stanislao Dall'Asta. Non secondario fu l'apporto anche del vicepresidente, il professor Giuseppe Wanka, il più attivo e capace tra gli alpinisti fiumani. Come responsabile del settore giovanile venne posto colui che tanta parte avrà nella storia futura del Club: Guido Depoli. A simbolo della ripresa del Club Alpino Fiumano e in omaggio alla fusione con il gruppo dei giovani soci, dal 1902 la nuova pubblicazione del sodalizio prese il nome di «Liburnia» ancora oggi organo della Sezione di Fiume del Club Alpino Italiano. Dalla ripresa fino allo scoppio della Prima guerra mondiale l'attività del Club si muove su più fronti: l'organizzazione di colonie montane per i bambini, l'incentivazione dell'escursionismo scolastico, l'attività dell'alpinismo femminile, l'incentivazione di quello speleologico, ma soprattutto l'attività alpinistica dei soci che spazia da tutto l'arco alpino, ai monti Tauri e le catene montuose balcaniche. Dal 1909 presidente è Guido Depoli che resterà alla guida del Club fino al 1924. Naturalmente la guerra interrompe ogni attività civile, ed anche il Club Alpino Fiumano viene travolto dagli eventi. "In veste dimessa e con numero ridotto di pagine la nostra rivista riprende la sua vita dopo cinque anni di forzato letargo". Così si ripresenta «Liburnia» ai suoi lettori con il numero di gennaio-giugno del 1920, ma con un determinante cambiamento nel sottotitolo: "Rivista trimestrale della Sezione di Fiume del Club Alpino Italiano". Il passaggio da Club Alpino Fiumano a Sezione di Fiume del C.A.I. avviene, per unanime volontà dei soci, nel congresso generale del 12 gennaio 1919. Il rito di passaggio si ha con l'adunata alpinistica nazionale alla Vetta d'Italia tra il 19 e il 22 giugno 1919, in cui le società alpinistiche redente vollero così celebrare, con l'ascesa di un monte simbolico anche nel nome, la fine vittoriosa della guerra: la Società alpina tridentina, la Società alpina delle Giulie di Trieste, e, per Fiume, oltre alla Sezione del C.A.I., anche la consorella Società alpina Carsia, ricevettero dalla Sezione di Milano la consegna dei nuovi vessilli. Tutti gli anni Venti del '900 sono dedicati ad imprese alpinistiche e speleologiche. Non potendo elencare tutte le ascensioni compiute da soci della Sezione sui monti dell'arco alpino, ricordiamo solo l'anno 1927, quando Arturo Colacevich, Gino Walluschnig ed Aldo Depoli, ospiti di Guido Rey, una delle più famose guide alpine, scalarono il Piccolo Cervino e il Breithorn. Dieci giorni più tardi Colacevich e Walluschnig con il torinese G. F. Benevolo scompariranno sul Monte Bianco. Sul versante speleologico non possiamo non accennare almeno all'impegno sistematico di Guido Depoli nella esplorazione delle cavità carsiche dei dintorni di Fiume, esplorazioni tutte documentate negli innumerevoli articoli apparsi sulla rivista del Club. Nel 1923 nasce, invece, il Gruppo Sciatori "Monte Nevoso" che si farà valere nelle competizioni sportive in campo nazionale, avendo come rappresentanti di punta Franco Prosperi e Carlo Tomsig. Il 1921 fu invece un anno importante: la Sezione aprì il suo primo rifugio alle falde del Monte Lisina. In una silenziosa e verde conca a 644 metri d'altitudine venne inaugurato il 4 dicembre di quell'anno il Rifugio Egisto Rossi. La dedica era quanto mai doverosa: Egisto Rossi, scomparso in giovane età, aveva fatto parte della Società alpina Liburnia e si era battuto per la nascita della Deputazione fiumana di storia patria, conscio dell'importanza che la storia ha nella dimostrazione dell'italianità di Fiume. A questo rifugio ne seguiranno altri, sempre nei monti intorno a Fiume: nel 1925 il Rifugio Gabriele D'Annunzio a poca distanza dal Monte Nevoso, nel 1929 quello dedicato a Rodolfo Paulovatz all'Alpe Grande, il Rifugio Benevolo-Colacevich-Walluschnig nel 1930; nel 1934 il Rifugio Stefano Caifessi sul Monte Aquila, e per ultimo il Guido Rey inaugurato a ridosso della Seconda guerra mondiale. Dal punto di vista storico gli anni Trenta sono un quasi completo buco nero, ed è una situazione abbastanza comune alle Sezioni del C.A.I. Nel 1930, infatti, la soppressione di tutte le riviste sezionali venne imposta dall'alto adducendo come scusa il dispendio di denaro, ma in realtà per porre un più stretto controllo nelle attività delle Sezioni. Com'era successo con la Grande guerra, anche il Secondo conflitto mondiale causò cambiamenti epocali, com'è ampliamente noto. La perdita di ogni cosa, soprattutto della propria città con la conseguente diaspora che porta gli abitanti di Fiume a disperdersi in tutto il mondo, decreta la fine di una comunità e di tutte le attività e manifestazioni. Ma la conservazione almeno della memoria, della sua storia e dei suoi abitanti rimane un'esigenza ineludibile, ed è ciò che porta tutti gli esuli di quelle terre e di quelle città perdute a tentare di ricostituire una comunità con nuovi e diversi fondamenti. E così anche gli esuli fiumani per non cadere nell'oblio, per non essere dimenticati e soprattutto per non dimenticare, ricostruiscono, in esilio, tutte quelle organizzazioni e attività che sono normalmente manifestazione di una comunità civile. Rinasce così il Libero Comune di Fiume in esilio con tutte le società, sportive e non, che prosperavano nella città d'origine. L'inizio della nuova vita della Sezione di Fiume è datato febbraio 1949 quando un gruppo di appartenenti al Gruppo Sciatori "Monte Nevoso" si ritrova sul Monte Bondone. Inizialmente come sottosezione della Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), essa verrà riconosciuta nuovamente come Sezione nel 1953. Artefice della rinascita e primo presidente di questo nuovo ciclo è Gino Flaibani, alla cui morte, nel 1960, succederà Arturo Dalmartello. A quest'ultimo si deve la realizzazione del più importante progetto che la Sezione ha come obiettivo di quegli anni: il possesso di almeno un rifugio che ripaghi, almeno in parte, la perdita dei sei forzatamente abbandonati assieme a Fiume. L'idea dell'ubicazione venne ad Aldo Depoli che, nel 1937, durante un campo alpinistico estivo aveva soggiornato alle pendici del Monte Pelmo, in località Malga Durona. Grazie all'iniziativa del presidente e alla disponibilità del Comune di Borca di Cadore, che concede a tempo indeterminato l'uso del terreno a favore della Sezione, il 20 settembre 1964 si inaugurò il Rifugio "Città di Fiume", sancendo così il consolidamento definitivo del sodalizio. La scelta della località si rivelerà felice, non solo perchè si dota di un punto d'appoggio il lato nord del massiccio del Pelmo, ma anche perché il rifugio diventa tappa dell'Alta Via delle Dolomiti n.1 che dal Lago di Braies, in Val Pusteria, arriva a Belluno. La realizzazione del rifugio conclude la fase di ricostituzione della Sezione. Da allora l'attività continua dei soci è stata quella di mantenere vivo il sodalizio attirando l'attenzione su quella che è la Sezione più anomala del CAI: è infatti l'unica a non avere, per evidenti ragioni storiche, un territorio di riferimento. Oggi (2011), la Sezione conta 373 soci che, confrontati con i numeri di altre Sezioni, non è poca cosa; ma questa sua peculiarità è, contemporaneamente, di forza e di debolezza poiché la espone, in un futuro più o meno lontano, a concreti rischi di sopravvivenza.
Storia archivistica
Sebbene la Sezione di Fiume nasca nel 1924, le carte in possesso della Società di Studi Fiumani partono dalla ricostituzione della Sezione avvenuta nel 1953 come sottosezione della SAT (Società Alpinisti Tridentini). Il materiale conservato riguarda l'attività della Sezione dal 1949, anno in cui si svolge la prima riunione di alcuni soci dopo l'esodo, fino al 1987. Non avendo, per ragioni storiche, una sede stabile, la Sezione non dispone, di conseguenza, di un luogo di riferimento dove depositare i documenti prodotti nel corso della sua attività. Per statuto, la sede è di volta in volta presso il domicilio del presidente eletto. Tutte le carte prodotte durante l'attività del singolo presidente rimangono, in genere, in custodia della persona stessa. L'archivio, raccolto e conservato da un socio della Sezione in scatole di cartone, è stato depositato presso la Società di studi fiumani nel 2010. Pur restando di proprietà della Sezione, il deposito è permanente e senza vincoli di tempo.
Modalità di acquisizione
Deposito definitivo illimitato presso l'Archivio Museo storico di Fiume in Roma della Società di Studi Fiumani
Contenuto
L'attività della Sezione nel periodo indicato (1949-1987) è espressa dalla raccolta di: atti ufficiali; verbali delle assemblee annuali dei soci; verbali delle sedute del Consiglio direttivo; corrispondenza tra il segretario sezionale e i vari soci; elenco dei soci divisi per anni e modalità di aggregazione (ordinari, aggregati, familiari, ecc.); album fotografici relativi alle riunioni annuali. Stante il periodo considerato, sono comprese anche le carte relative alla costruzione e inaugurazione del Rifugio "Città di Fiume" (20 settembre 1964) e alla pubblicazione della prima traduzione italiana dell'opera di J. Gilbert e G. C. Churchill "Le montagne dolomitiche: escursioni attraverso il Tirolo, la Carinzia, la Carniola e il Friuli nel 1861, 1862, & 1863" edito dalle edizioni Bolaffio di Trieste nel 1981 per conto della Sezione di Fiume del Club Alpino Italiano.
Strumenti di ricerca
Inventario cartaceo a cura di Franco Laicini
Criteri di ordinamento
2 Serie
5 Sottoserie
Descrittori
associazioni,montagna
Consultabilità
Libera consultazione ai sensi della normativa archivistica nazionale vigente
Bibliografia
Club alpino Italiano. Sezione di Fiume "Quarant'anni di vita alpinistica fiumana (1885-1925)" pubblicato per cura della commissione alle pubblicazioni. Redattore: Giovanni Inthiar. Fiume, 1925.
Club Alpino Italiano. Sezione di Fiume "Relazione sull'operato del Commissario straordinario e sull'attività della Sezione negli anni 1930 e 1931". Fiume, Stab. Tip. La Vedetta d'Italia, 1932
Franco Laicini "Club alpino Italiano - Sezione di Fiume, già Club Alpino Fiumano" in «Fiume. Rivista di studi adriatici», 28 (2008), n. 17, p.87.
Note
Sono presenti carte degli anni 2000.

Relazioni

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Serie | 1952 - 1989AttivitàFondazione Studi Fiumani
Serie | 1976 - 1987SociFondazione Studi Fiumani
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