Lazio'900
N. E. Vilonov a A. A. Bogdanov
Corrispondenza

Metadati

Tipologia
Lettera
Data
Data:
ante 21/02/1909
Data topica
Data topica:
Capri
Deduzione:
Consistenza
Tipologia:
carta/e
Quantità:
3
Tipologia:
pagina/e
Quantità:
5
Contenuto
Caro compagno !
In questi giorni ho letto II pensiero autoritario e ieri II nuovo mondo. Vorrei parlare un po' con Voi, ma non so se ci riuscirò per lettera.
Prima di tutto devo dire che queste cose mi danno molto, ma mi avreb­bero dato ancora di più se Voi aveste scritto maggiormente per gli operai, se aveste avuto in mente loro e non "il lettore intellettuale medio". La culla della filosofia contemporanea è la fabbrica ed ecco perché le verità che avete for­mulato Voi troveranno il loro posto soltanto lì. E per noi è facile studiare fi­losofia perché la verifica delle sue scoperte sta nella nostra attività. Per questo non è affatto necessario disturbare le spoglie di Kant, di Hegel e di tutti quelli che conosce così bene il compagno Plechanov. Senza essere tanto "studiosi", possiamo dire i nostri sì e no, e anche se in essi non c'è erudizione, hanno però un significato dirimente. Porto un esempio. Io sono un fabbro, e lavoro in uno dei reparti di una fabbrica. Ora devo fare una boccola. Prendo le sue parti, ci metto un cuscinetto e il coperchio ed è pronta. Sì, è pronta, ma a me non viene neppure in mente l'idea che sia prodotto soltanto del mio lavoro. Prima di metterla insieme ho dovuto andare dal fonditore e dal tornitore, il primo l'ha fusa, il secondo l'ha alesata, ma non si può fondere senza stampo, e per lo stampo bisogna prendere il materiale dal settore del legno, e così via e tutto questo preso insieme non si sarebbe potuto fare senza l'ingegnere e il ragioniere che tengono la contabilità del lavoro e distribuiscono accurata­mente i suoi risultati nelle tasche dei suoi padroni e così via senza fine. Tutti noi corriamo, andiamo l'uno dall'altro, ci aiutiamo e come risultato dell'at­tività di tutti compare la boccola. Nella boccola si riflette il lavoro di tutta la fabbrica, incarnato nell'esperienza collettiva di 10-12.000 persone. Ma la stessa boccola è una parte necessaria di una macchina assai più grandiosa: una locomotiva a vapore. La boccola condiziona in modo molto reale l'esistenza
di quest'ultima come mezzo di trasporto. La locomotiva è una creazione della stessa fabbrica, il prodotto della forza creativa del lavoro. La locomotiva è pronta e i lavoratori dicono: l'abbiamo fatta noi. E con questo noi è detto tutto, sono risolte tutte le questioni maledette. Noi è ciò che è comune e il mio io vive in esso come un'attività necessaria che ne condiziona l'esistenza. La conoscenza di questo rapporto reciproco mi dà un terribile potere e mi innalza sul piedestallo dell'essere umano che tutto sottomette, tutto vince.
Dopo il lavoro vado ai corsi serali. Chimica, fisica, metallurgia e scien­za mineraria mi parlano chiaramente di un'esperienza che assorbe tutto, il mondo si estende sempre più ampiamente, sempre più oltre e la nostra loco­motiva è il lavoro dell'intera fabbrica, sfocia nel flusso generale dell'energia umana e vi si scioglie <...>. Essa raccoglie in sé l'esperienza di altri compa­gni come il macchinista o il manovratore; nella forma del carbone estrat­to nelle miniere. La sua esistenza è condizionata dall'esistenza dei binari, delle traversine, dei rifornitori d'acqua, delle stazioni. E i binari ci parlano dell'esperienza di decine di migliaia di operai dell'industria metallurgica. La costruzione delle stazioni e la lavorazione delle traversine non ci collega forse con nuove correnti di energia versata per boschi, fiumi e campi come tagliaboschi, zatterieri, contadini e così via? A questo non dà una risposta la scuola, né l'Università, ma la stessa fabbrica, quando durante una crisi ci butta a migliaia fuori dai portoni e ci costringe a cercare la fortuna un po' più lontano. Nella caccia al lavoro impari rapidamente a familiarizzarti con nuovi mestieri e domani in miniera e dopodomani nel cantiere, con il fardello sulla schiena, conosci sempre di più il mondo come attività dei tuoi simili. Accumulatasi per secoli, essa procede verso il futuro infinito, sempre più profondamente, sempre oltre. «L'interazione con gli altri esseri, ecco cosa fa dell'essere umano un microcosmo» e bisogna aggiungere l'inte­razione produttiva, e non un'altra, poiché il fatto dell'interazione di per sé non ci dice ancora nulla. L'essere umano riflette in sé il mondo soltanto nella produzione sociale, in cui il riflesso viene conosciuto al tempo stesso come sua creazione. In questo senso si capisce molto bene la posizione del padre della nostra filosofia: «I filosofi hanno soltanto spiegato il mondo in un modo o nell'altro; ma si tratta di cambiarlo». Il mondo come infinità dell'esperienza si riflette letteralmente in tutto, lo riflettono sia le boccole,
sia la macchina, sia un bullone qualsiasi della locomotiva, sia la pietra di un ponte. Nel campo di visuale dell'umanità contemporanea non conosciamo nulla in cui il mondo non abbia un riflesso. Ma nell'attività della vita umana il riflesso coincide con la sua infinita creatività.
Io non so, compagno, se qui espongo correttamente le verità che ho im­parato sui Vostri libri e ho spiegato con esempi legati alla realtà della vita. Una filosofia così si può chiamare efficacemente filosofia operaia ed essa di­venterà incondizionatamente tale, poiché l'unica classe che ne ha bisogno, e per la quale essa è necessaria per l'esistenza, è il proletariato. Nelle sue mani essa diventerà uno degli strumenti che trasformano il mondo contempora­neo. La classe produttivamente forte e sana dell'attuale sistema ha bisogno anche di buone forme di pensiero cognitivo. Parallelamente con i successi della sua filosofia, che considera il mondo come "somma" dell'esperienza col­lettiva, verranno al mondo delle ricerche filosofiche di studiosi provenienti dal mondo extraesperienziale.
Ma questo gettare polvere negli occhi non ci farà più paura.
Qui sarebbe opportuno condurre un confronto tra l'operaio e lo stu­dioso. Perché l'esperienza della vita apparentemente è la stessa per l'uno e per l'altro - infatti è ben chiaro anche allo studioso che senza gli altri esseri umani egli non potrebbe non soltanto creare, ma neppure vivere -, perché una stessa esperienza produce risultati diversi in filosofia? Forse la differenza bisogna di nuovo cercarla nella differenza tra la fabbrica e lo studio*.
Me lo immagino in questo modo. Ecco di fronte a me lo Studioso e l'O­peraio come due unità sociali.
Studioso: i) Alloggio; 2). Vestiti e scarpe; 3) Cibo.
Studio: 4) Vari dispositivi; 5) Carta. 6) Penne, inchiostro. 7) Collabo­ratori.
Operaio tornitore: i) Alloggio; 2) Vestiti e scarpe. 3) Cibo.
Fabbrica: [4].] Vari dispositivi.
[5] Tornio e strumenti.
[6] Materiali.
[7] Collaboratori.
Sia l'uno sia l'altro sono legati nel modo più stretto all'esperienza socia­le. Entrambi dovrebbero rappresentare se stessi nella sua catena come tipi di energia lavorativa di diverso valore. Tuttavia questo di fatto non accade. L'alloggio lega l'operaio e lo studioso con un intero flusso di persone occu­pate nella produzione di vetri, ferro, legno, carbone ecc. senza fine, ed ogni produzione di questo o quel materiale costruttivo apre nuovi processi lavo­rativi nella loro infinita varietà. I punti 2, 3, 4, 5, 6 e 7 fanno la stessa cosa. Tutto questo, intrecciandosi reciprocamente, condizionandosi l'un l'altro, vive come mondo dell'esperienza. E allo studioso, che lavora specificamente con la testa, dovrebbe essere più facile far proprio tutto questo e creare un intero sistema del mondo ben costruito, come risultato della creazione col­lettiva. E tuttavia questo non accade. Nella maggior parte dei casi lo studioso è individualista, mentre l'operaio è collettivista. L'analisi della differenza tra lo studio e la fabbrica ci spiega perché è così. Gli strumenti di produzione, il materiale e tutto ciò con cui lavora, grazie al quale lavora, si presenta sempre all'operaio come il compagno vivente che sta accanto a lui. Il tornitore deve tornire il cuscinetto per il fabbro ma gli si è rotto il tornio e allora va dallo stesso fabbro per farsi aiutare, questo lo aiuta ed entrambi hanno preparato il cuscinetto. I collaboratori per l'operaio sono prima di tutto i suoi compagni. Lavorano insieme, insieme ricevono uno stesso salario (in media). Insieme lottano per migliorare le condizioni. La crescita e l'educazione del bambino si svolge in questo ambiente cameratesco.
Per lo Studioso gli strumenti del suo studio non hanno tale carattere, so­no cose create a sua insaputa e comperate con i suoi soldi. I suoi collaboratori non sono per lui dei compagni, ma nostri operai che lui ha ingaggiato come aiutanti. L'educazione e l'astrattezza della sua attività generano il suo indivi­dualismo. Tutto questo si applica ancor di più agli studiosi di scienza "pura".
Mi rallegrerebbe molto «la composizione dell'essere umano». Biso­gnerebbe - lo ripeto di nuovo - elaborare questo problema in modo più vicino all'attualità, cioè parlare nel modo più concreto possibile dal punto di vista del lavoro.
Desidero proporVi di scrivere un libretto, che esponga i principi fon­damentali della filosofia e li illustri con i fatti dell'attività di fabbrica, ma per ora Voi non avrete tempo di occuparvene, e ne parleremo nel dettaglio quando verrete.
Con un saluto cameratesco, Misa.
P.S. La faccenda della scuola si sta organizzando. S[aljapin] ha manda­to 5.000 franchi, e Amfiteatrov ha promesso di recuperarne ora non meno di 2.000 e Aleksej Maksimovic ha delle altre idee molto serie sulle finan­ze. Avete provato a sondare il terreno a questo proposito? A noi è venuta l'idea, non appena arriverà Tichon, in primavera, di fare un viaggio tutti insieme per le imprese industriali italiane. Ne ha molto bisogno A[leksej] M[aksimovic] per i prossimi lavori.
Ljadov è tornato di nuovo a Mosca. Là sta succedendo qualcosa di brut­to. A sei compagni hanno rivolto l'accusa di inaffidabilità (di partito) e quat­tro di loro sono stati membri di comitati.
Scrivete come va.
Perché qui non spediscono il "Social-Demokrat" e il "Proletarij" su carta sottile?
 
Descrizione estrinseca
Manoscritto.
Segnature
Segnatura:
II_038
Tipologia:
precedente inventario
Numerazione
Numero:
2
Note
La lettera è stata pubblicata e tradotta nel volume Gor'kij-Bogdanov e la scuola di Capri. Una corrispondenza inedita (1908-1911), a cura di J. Scherrer e D. Steila (Carocci, Roma 2017). Corrisponde alla n. 65 del volume.

Relazioni

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