Lazio'900
A. M. Gor'kij a A. A. Bogdanov
Corrispondenza

Metadati

Tipologia
Lettera
Data
Data:
tra il 07/01/1908 e il 30/01/1908
Data topica
Data topica:
Capri
Deduzione:
Consistenza
Tipologia:
carta/e
Quantità:
2
Tipologia:
pagina/e
Quantità:
4
Contenuto
Mio caro Aleksandr Aleksandrovič,
ho due obiezioni: non ho mai preso parte a giudizi arbitrali, non ho idea di quale sia il ruo­lo dell'arbitro, e ho il terrore di imbrogliare qualcosa! Non sono schivo per carattere, ma i giudici scelti dalle parti sollevano in me gravi dubbi sulla loro capacità di essere imparziali. Natan[son] lo conosco: è un vecchiaccio troppo intelligente, Avksent['ev] non lo conosco, ma li temo entrambi.
[...] Considerate ancora che l'ho visto l'ultima volta nei giorni dell'in­surrezione di Mosca: un paio di giorni prima della mia partenza da Mosca, quindi intorno al 14-15 dicembre; e in quell'incontro mi portò il denaro per le armi, le rivoltelle che gli erano state procurate per mio tramite. Abbiamo parlato e tra l'altro - me lo ricordo bene! - disse che il partito non avrebbe subito un danno: la somma da lui destinata al partito (mezzo milione) era conservata in . Se abbia o meno esagerato la somma, non lo so, ma disse proprio così.
Perciò mi pare che non ci sia ragione di cacciarmi tra gli arbitri, quando posso essere più utile come testimone. È strano che lo zio Misa non tenga conto del fatto che lo conoscevo e che né lui né Nikitic mi abbiano scritto di questa faccenda!
Ancora una cosa: non ho il becco di un quattrino, come farò a partire? Non so! Beh, questo non ha poi molta importanza.
Il Vostro libro l'ho ricevuto, grazie! Persino in due copie, una l'ho data a degli italiani per la traduzione: eccovi qua la prima utopia socialista russa!
Il libro mi è piaciuto sì e no. Perché mi è piaciuto? Per la fede lumi­nosa e profonda, per la gioia pacata e preveggente con cui l'autore guarda al futuro.
Non mi è piaciuto per un eccesso di saggezza un po' fredda che infonde sui volti degli eroi una noia che non dovrebbe esser loro - mi pare - né nota, né propria.
E ancora per il fatto che il lettore di massa - che ci è caro e prossimo - non troverà, temo, contorni sufficientemente decisi nel disegno, ma vedrà una sorta di bella nebbia; non incontrerà alcun cenno a molti problemi terribili, e si irriterà con l'autore, come con uno che si è messo a gridare, lo ha chiamato in un posto, gli ha detto: «guarda!» e poi gli ha dispiegato davanti un qua­dro dipinto con tratti troppo tenui, un quadro complesso ma monocromo, gradevole comunque, ma estraneo per l'occhio avido che, stanco del grigio oscillare del tran tran quotidiano, brama colori vivaci, contorni marcati.
Non vi offende mica questo mio parere? Non offendetevi, io vi voglio molto bene, ritengo la vostra testa e il vostro cuore preziosissimi nel momen­to attuale, credo che produrrete libri enormi per significato e per valore idea­le. Ma il mio criterio è il popolo, fonte unica e inesauribile della realizzazione di tutte le possibilità, e io considero dal suo punto di vista che cosa gli dà il vostro libro. Ecco tutto.
Quand'ero a Firenze ho conosciuto Lunacarskij e An[na] Al[eksandrov-na]; sono entusiasta di loro e sono addirittura diventato loro compare. Dalla primavera si trasferiranno qui a Capri, se veniste anche voi per quell'e­poca! Venite, vi prego: qui lavorerete bene. Inviterò anche Il'ic, lo inviterò con insistenza, perché ritengo che abbia bisogno di riposare e qui si sta come nell'ovatta!
E se tutti voi una volta vi riuniste a scambiarvi le idee, come mi farebbe bene, come mi arricchirebbe! Vedete, non nascondo il mio egoismo.
Ho una gran voglia di parlare della letteratura contemporanea, tormen­tata dai viziosi del linguaggio, lordata dai nevrastenici intossicati dal terrore della vita, violentata dai degenerati. Che le combinano? Leggo tutte queste calunnie vigliacche sulla vita, la gente, il sole e ringhio di furia come un orso. Ah, cieca canaglia! Sulla porta c'è già la Trinità splendente, e loro continua­no a vedere con gli occhi morti una piovosa settimana santa! E notate bene quanta voluttà nel descrivere le crudeltà, quanto sadismo e compiacimento del fango, della propria fantasia, di un sangue prezioso loro estraneo.
In tutto ciò c'è anche qualcosa di buono, guardate un po'! Questa bor­ghesia degenerata, questi piccoli borghesi rachitici hanno trasformato la pa­zienza cristiana in abominevole masochismo! Sì, sì, non consideratelo un paradosso! È proprio così!43
Beninteso, io non innalzo la pazienza come una bandiera, ma in essa c'era qualcosa: c'era del fanatismo, del pathos, l'anestesia del credente, la tensione dell'uomo che è già tutto nel futuro e, benché straziato dai tormenti, coper­to di sangue, continua instancabilmente a chiamare al futuro e si dipinge il presente in colori eroici, rende la vita intorno a sé davvero magnifica e rende uomini gli uomini, magari belve, ma non animali, non animali!
Scusate se ho sbraitato così. Attendo una risposta. La mia opinione su me stesso a proposito della questione data è che io sarei un testimone di valore, ma un cattivo giudice.
Una stretta di mano, vi auguro ogni bene,
A[leksej] Peškov
Descrizione estrinseca
Manoscritto in fotocopia.
Segnature
Segnatura:
I_001
Tipologia:
precedente inventario
Numerazione
Numero:
1
Note
La lettera è stata pubblicata e tradotta nel volume Gor'kij-Bogdanov e la scuola di Capri. Una corrispondenza inedita (1908-1911), a cura di J. Scherrer e D. Steila (Carocci, Roma 2017). Corrisponde alla n. 4 del volume.

Relazioni

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