Lazio'900
Tripodi Nino
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Fondo
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Tipologia
Fondo
Data
Data:
1930-1988
Consistenza
Consistenza (testo libero):
45 buste
Consistenza (testo libero):
135 fascicoli
Consistenza (testo libero):
199 unità documentarie autonome
Storia istituzionale/Biografia

Nino (Antonino) Tripodi nacque l’11 gennaio 1911 a Reggio Calabria, città alla quale si sentì sempre legato. Si laureò in Giurisprudenza all’Università di Messina nell’anno accademico 1932-1933, con una tesi in Diritto penale su Le condizioni di vita individuale, famigliare e sociale del reo, in rapporto alla sua capacità criminosa, relatore il prof. Eugenio Jannitti Piromallo, che in quegli anni teneva un corso accademico di diritto criminale (E. Jannitti Piromallo, Corso di diritto criminale: esposizione sistematica delle norme del nuovo codice penale, Colombo, Roma 1932).

Ma Tripodi, benché molto giovane, già aveva intessuto rapporti impegnativi e si era concentrato in ricerche storico-filologiche. I rapporti riguardavano la sua militanza nei Gruppi d’azione còrsa, associazione ramificata in sezioni (“Gruppi”) che radunava gli irredentisti italiani abitanti nell’isola e che reclutava adepti in tutta Italia, con l’obiettivo di rendere la Corsica all’antica madrepatria ideale. La documentazione attesta rapporti epistolari di Tripodi con i capi dell’associazione. È probabile che egli sia stato tra i fondatori del Gruppo di azione còrsa di Reggio Calabria il 12 ottobre 1930, intitolato a Domenico Romeo, patriota calabrese ucciso durante i moti della città del 1847. La partecipazione attiva di Tripodi si esplicava nel proselitismo che lo vedeva diffondere le idee e le attività dell’associazione attraverso comizi, indizione di manifestazioni, distribuzione di copie dell’edizione còrsa de «Il Telegrafo» di Livorno, località dove, in virtù della relativa vicinanza geografica, esisteva un vivace Comitato irredentisti còrsi, protagonista del quale era il prof. Francesco Guerri, noto come “Minuto Grosso”, direttore della rivista «Corsica antica e moderna», entusiasta dell’ardore del giovane reggino per la causa. Oltre ai rapporti con Guerri, frequenti erano i contatti di Tripodi con il Gruppo d’azione còrsa per la Sicilia, animato dal prof. Edmondo Pellegrini, il quale lo istruiva circa l’organizzazione del suo Gruppo e gli raccomandava l’abbonamento all’«Archivio storico di Corsica» di Gioacchino Volpe. Il 28 marzo 1933 Tripodi tenne la “terza lettura” del Corso organizzato dall’Istituto nazionale fascista di cultura al Liceo Tommaso Campanella di Reggio sul tema “L’italianità della Corsica”. Annotava Tripodi nel diario del Gruppo: «La bandiera còrsa istoria la parete di centro» dell’aula magna del liceo.

Le ricerche storiche cui Tripodi si era dato in concomitanza con l’impegno universitario riguardarono lo studio di due figure di spicco del processo risorgimentale in Calabria. Tali ricerche portarono nel 1932 alla pubblicazione de I fratelli Plutino nel Risorgimento italiano, affresco non solo dell’avventurosa vita di Agostino e Antonino Plutino, ma anche delle rivoluzioni meridionali che accompagnarono il riscatto di quelle terre dal regime borbonico: a supporto Tripodi portò documentazione inedita sulle insurrezioni della Calabria ottocentesca. Lo studio, pubblicato a Messina per i tipi delle Industrie grafiche meridionali, fu il risultato del riordinamento dell’archivio dei Plutino, commissionato al giovane laureando dal direttore del Civico Museo di Reggio Calabria. Il volume fu notato dallo storico del Risorgimento Nello Rosselli, che lo recensì nell’«Archivio storico per la Calabria e la Lucania» e ne rilevò l’acerba consapevolezza (N. Rosselli, Recensione a I fratelli Plutino nel Risorgimento italiano. Con particolari cenni alle rivoluzioni locali del 1847-48-60, di Nino Tripodi, in «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», III (1933), 1, pp. 133-137). Altri suoi brevi studi di storia risorgimentale calabrese furono pubblicati dal 1931 su «La Gazzetta» di Reggio Calabria, compresa la replica alla recensione di Rosselli (7 giugno 1933).

L’impegno politico di Tripodi, maturato con l’adesione ai Gruppi d’azione còrsa, proseguì con l’attività nei Gruppi universitari fascisti. Ricoprì la carica di segretario del Guf di Reggio Calabria ma interruppe la militanza per arruolarsi con il Battaglione universitario di volontari “Curtatone e Montanara” e combattere durante la campagna per la conquista dell’Etiopia. Egli fermò il ricordo di quell’esperienza nell’articolo XIII dicembre XIV. Il “Curtatone e Montanara” nella rievocazione di una tappa eroica nel periodico «L’Appello», organo dei fascisti universitari siciliani, e affermò che il motivo della partenza dei giovani risiedette nel «fascio di forze etiche e storiche» che avvertivano «la necessità di costruire anche noi qualcosa di nostro, di scriverla anche noi una data sul blocco storico della Patria » (in «L’Appello», 15 dicembre 1937). Durante i combattimenti inviò alcune corrispondenze dal fronte per «La Gazzetta» di Reggio Calabria (3 giugno 1936) e «Libro e moschetto», il settimanale dei Gruppi fascisti universitari (27 giugno 1936).

Tornato dall’A.O.I., riprese l’impegno nei Guf ed entrò a far parte della segreteria centrale, che aveva sede in Palazzo Littorio a Roma. Fu durante questo periodo che elaborò una serie di proposte con il fine della valorizzazione della documentazione prodotta per la Mostra della Rivoluzione fascista e per l’istituzione di un servizio storico del Pnf, essendo stato incaricato nell’estate 1941 di sovrintendere all’ordinamento storico della Mostra stessa. Relazionando ad Alfredo Cucco e a Renato della Valle, vicesegretari del Pnf, circa il valore della Mostra rielaborata per il Ventennale, Tripodi ribadì la necessità di dare seguito al Foglio d’ordini del Pnf del 28 ottobre 1941, dove si auspicava la creazione di un Centro di studi storici presso la Mostra, perché essa «nelle sue attuali condizioni rappresenta un compromesso tra un intento propagandistico non raggiunto, essendo stato diverso il programma iniziale dei costruttori e ordinatori, e un intento scientifico non attuato» (Tripodi a Cucco e Della Valle, 19 maggio 1942). Come si sa, a causa delle vicende belliche il proposito non venne attuato. Ma in una delle sezioni della Mostra egli aveva esposto circa 2000 documenti relativi alla storia del fascismo dai primordi, mentre ne teneva in serbo altri 16000 da divulgare in seguito.
Intanto Tripodi era entrato a far parte della C
ommissione giudicatrice del concorso per una monografia sulla mistica del razzismo fascista, indetto dalla
Scuola di mistica fascista Sandro Italico Mussolini alla fine del 1939, cui parteciparono alcuni studenti universitari. La monografia risultata vincitrice fu quella di Enzo Leoni.

In quel torno di tempo Tripodi si applicò altresì allo studio, che sfociò in una pubblicazione, delle modalità di «accostamento spirituale degli studenti agli operai», secondo i principi corporativi che non prevedevano diaframmi tra diverse competenze - e quindi settori sociali - e non ostacolavano, anzi promuovevano, la «fusione dell’elemento direttivo ed esecutivo» al fine della «corporativizzazione integrale del sistema produttivo» (N. Tripodi, La pratica del lavoro nell’ordine universitario, in «Rivista del lavoro», VIII (1939), n. 5). Non erano comunque infrequenti suoi interventi in questo campo in quotidiani e riviste, a partire dal 1937, come in «L’Appello» nell’agosto di quell’anno. La riflessione partiva anche dalla convinzione dell’opportunità di coinvolgere i Guf nei direttori dei sindacati nazionali e periferici, come era peraltro stabilito dall’art. 20 del Regolamento dei Gruppi, che prevedeva lo svolgimento dell’opera di assistenza e tutela verso i propri iscritti da parte delle sezioni diplomati e laureati nei primi anni della loro vita professionale. A proposito del Regolamento, quando nel 1941 ne fu approntato il progetto per rinnovarlo, Tripodi osservò che esso appariva orientato verso un’organizzazione a carattere militare: errore grossolano, a suo parere, dato che era vivo presso i giovani, anche nella G.I.L., il bisogno di spostarsi «su un piano spirituale e politico, essendosi rivelata insufficiente alla formazione di un nuovo tipo di italiano» un’educazione basata sull’addestramento fisico e militare, come dimostrato da sondaggi effettuati in quel periodo su studenti universitari per verificarne il grado di maturità spirituale e politica.

Dalla fine degli anni Trenta Tripodi, che nel 1938 aveva vinto i Littoriali della cultura e dell’arte, svoltisi a Palermo (fu proclamato littore di dottrina del fascismo), tenne lezioni nel corso di dottrina dello Stato presso la Scuola di mistica fascista e nei Corsi di preparazione politica per i giovani, il cui programma, da lui redatto, prevedeva lo studio dell’ordinamento dello Stato, dell’ordinamento e delle funzioni del Pnf e delle organizzazioni dipendenti, della politica imperiale italiana, della politica della razza, della cultura militare.

La laurea in Giurisprudenza lo aveva condotto alla professione di avvocato nonché – ma ciò anche per competenze acquisite in seguito - all’assistentato nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma presso la cattedra di dottrina dello Stato di Carlo Costamagna e poi in quella di dottrina del fascismo di Emilio Bodrero. In seguito, nel giugno 1942, conseguì la libera docenza in storia e dottrina del fascismo, che insegnò nelle Università di Roma e Bologna. Appartiene a questo periodo, per lui fervido di produzione scientifica, la stesura del volume Il pensiero politico di Vico e la dottrina del fascismo, dove l’autore indica un collegamento tra la filosofia di Vico e la dottrina fascista, collegamento dato dallo sguardo storicistico che sia il pensatore napoletano sia il fascismo avevano nell’interpretazione dei fatti umani intesi come azioni collettive derivanti dal comune sentire, dalla percezione di appartenere a un “popolo”, a una “nazione”. Pubblicò inoltre Esempi fondamentali della prassi politica italiana, raccolta delle lezioni per il corso di Storia e dottrina del fascismo nell’anno accademico 1942-1943 a Bologna, dove solo l’ultimo capitolo, il V, tratta delle Voci realistiche nel primo biennio di governo fascista, mentre i precedenti rivolgono l’attenzione allo svolgimento del pensiero e dell’azione politica italiana attraverso i secoli, a partire dal mondo romano, non tralasciando di considerare i filosofi tedeschi, francesi e inglesi, padri delle “rivoluzioni dottrinarie”, come sono definite nel testo.

Tra il 1940 e il 1942 organizzò e partecipò a diversi convegni dei Gruppi universitari fascisti, come i convegni italo-tedeschi di Bologna (1940) e di Torino (1941), il Convegno nazionale di geopolitica a Roma (1941) e quello italo-nipponico tenuto a Rimini (1941).

Durante la Seconda guerra mondiale fu vice segretario federale comandato della Federazione fascista di Teramo, prima di arruolarsi volontario per il conflitto.

L’8 settembre lo prostrò, e scrivendo alla moglie poco dopo la notizia della resa le espose i sentimenti che lo dilaniavano, privo di «quel dominio di me stesso che l’alta ora storica imporrebbe». «È un intero sistema ideale che crolla», e l’immagine della patria tradita lo condusse a non avere «più speranza né fede alcuna negli uomini. Resta speranza e fede nella Provvidenza di Dio», dopo che «la misera vicenda politica si è così tragicamente frantumata». Si diceva pronto a qualunque sacrificio per la patria, tanto più quando «si indossa la divisa che dovrebbe servire a farla sempre più grande»

Circa l’adesione alla Repubblica sociale italiana, la posizione di Tripodi è nebulosa. In anni successivi apparvero notizie di stampa che mettevano in dubbio tale adesione, accusando l’esponente missino di atteggiamento ambiguo dopo il 25 luglio e di aver avuto un comportamento attendista dopo l’8 settembre, anche per aver rifiutato, secondo alcune testimonianze, il trasferimento nel territorio della Rsi. Tripodi respinse sempre con sdegno queste accuse, arrivando a minacciare azioni legali per difendere la sua verità, cioè che «di quel che ho fatto dopo il 25 luglio 1943 fanno fede i miei documenti politici e militari, il mio insegnamento di dottrina del fascismo nel 1944 all’Università di Roma, la diffida di polizia e il decreto di condanna in Reggio da parte della Commissione a carico dei fascisti politicamente pericolosi, la perdita dell’insegnamento universitario e l’epurazione dall’Inail, la fondazione e la direzione del settimanale fascista «Rataplan» prima ancora che il Msi nascesse, l’ininterrotta e mai incrinata azione al servizio del partito dal giorno della sua costituzione a oggi», come scrisse il 2 luglio 1958 a Rocco Macrì, direttore del quindicinale di Reggio Calabria «Il Cittadino», sostenendo la genuinità della sua scelta.

Il dopoguerra, con l’agitarsi degli ambienti dei reduci, degli ex combattenti, dei fedeli al passato regime, vide Tripodi, già interdetto dai diritti politici nel 1945, impegnato quale redattore capo del giornale «Rataplan», fondato il 10 agosto 1946 e diretto da Arnaldo Genoino con l’obiettivo di Pacificare! (dal titolo di un articolo del direttore) l’avvelenato clima politico onde procedere subito a un’agibilità politico-sociale degli appartenenti al mondo passato, impazienti di rientrare a pieno titolo nell’agone della polis. Tripodi era dunque tra questi, e fu concorde con il suo direttore quando l’11 novembre 1946, nel n. 14, il loro giornale lanciò l’”Appello per una Lega di difesa nazionale” indirizzato a organi di stampa di area, come «Manifesto», «La Rivolta ideale», «Il Merlo giallo», «Meridiano d’Italia», «La Gazzetta del lunedì» e altri, ricevendo molte risposte positive che poco dopo consentirono, grazie anche a ulteriori iniziative di soggetti diversi, la nascita del Movimento sociale italiano il 26 dicembre dello stesso anno. Tripodi però il 30 novembre si era dimesso dalla carica di responsabile della redazione per contrasti con l’amministratore unico, nonché proprietario, del giornale, Costantino Patrizi, che proprio quel giorno aveva liquidato il direttore Genoino. In realtà indagini storiografiche hanno accertato il diverso inquadramento della rinascita politica di alcuni ex esponenti del Ventennio rispetto a quello sostenuto dall’ex direttore di «Rataplan», che, in uno con Tripodi, immaginava un accordo in funzione anticomunista anche con antichi antifascisti come Francesco Saverio Nitti, accordo caldeggiato dal neonato Partito fusionista italiano, il cui nome era già un programma di superamento dell’antitesi fascismo-antifascismo, concettualmente diverso dall’arroccamento su posizioni “nostalgiche” che si intravedevano in alcuni protagonisti della nascita del Msi.

Nel frattempo, tra la fine del 1945 e l’inizio del 1946, con Salvatore Gatto, già vicesegretario del Pnf, e altri personaggi aveva costituito l’Unione sindacale italiana, organizzazione che, riprendendo la denominazione corridoniana, voleva fornire un punto di riferimento sindacal-corporativo ai lavoratori già fascisti. L’iniziativa non ebbe seguito, per mancanza di efficace spirito organizzativo in un momento di disorientamento ma offriva un esempio di possibile riunione di forze rinnovate.

Dichiarato il 12 agosto 1948 decaduto dalla libera docenza, conseguita anni prima, Tripodi oppose ricorso chiedendo la commutazione della disciplina, da Storia e dottrina del fascismo in Storia delle dottrine politiche, richiesta che non gli fu riconosciuta.

Dopo l’adesione al Movimento sociale italiano (in una nota biografica da lui redatta si legge che «con il gruppo redazionale [di Rataplan] partecipò alla fondazione del Msi», benché – si è visto – il suo appoggio iniziale all’evento fu con ogni probabilità assai fiacco), Tripodi prese parte attiva all’azione politica del Partito, inizialmente con cariche regionali calabresi ma anche entrando nel Comitato centrale, per poi divenire segretario nazionale amministrativo e vicesegretario politico.

Intanto egli proseguiva l’attività forense: in particolare, nel 1955 assunse la difesa di alcuni giovani aderenti al Msi, tra cui Massimo Anderson, Arturo Bellissimo, Giulio Caradonna, Mario Gionfrida, Adalberto Baldoni, per la loro partecipazione a una manifestazione non autorizzata che si svolse in seguito alla rivelazione dell'accusa di omicidio a carico del deputato comunista Emilio Sereni.

Qualche anno dopo, nel 1958, promosse, con diversi intellettuali di orientamento analogo, l’Istituto nazionale di studi politici ed economici (Inspe), ente che affiancava il Partito con lo scopo di creare una solida base culturale da proporre e tradurre in azione politica. Tra i suoi aderenti vi furono personalità di primo piano dell’intellettualità italiana, fra gli altri Gioacchino Volpe, Alberto Asquini, Giorgio Del Vecchio, Marino Gentile, Piero Operti, Antonino Pagliaro; ancora, vi aderirono Vanni Teodorani, Fausto Belfiori, Giuseppe Tricoli, Primo Siena, Dino Grammatico, Gaetano Rasi e molti altri. Tra il 1959 e il 1974 l’Inspe organizzò diversi convegni, sui problemi del Mezzogiorno e dell’agricoltura italiana, sui partiti politici, sulla questione mediorientale, in modo da dare chiavi di lettura valide per un’azione politica della Destra coerente e meditata, anche se nel passaggio delle suggestioni proposte si perse il mordente, vanificando l’apporto pure necessario a un Partito talvolta impermeabile alle aperture culturali.

Nel 1958 Tripodi fu eletto deputato nella Circoscrizione XXVII (Catanzaro), tenendo il mandato parlamentare per sei legislature consecutive, dalla III alla VIII, fino al 1983. La sua fu un’azione politica in continua relazione con la cultura, il pensiero, come dimostrano i tanti opuscoli e le monografie da lui pubblicati in quegli anni, proseguendo il cammino intrapreso in gioventù. Fece parte di numerose Commissioni parlamentari, più di frequente delle Commissioni Lavori pubblici (legislature III, VI e VII), Finanze e tesoro (legislature III e IV), Affari della Presidenza del Consiglio, affari interni e di culto, enti pubblici (legislature VI e VII). 282 furono in totale i progetti di legge da lui presentati, sia quale promotore sia quale firmatario, su materie svariate come l’istruzione, l’economia, la difesa, nonché di natura costituzionale, come le proposte sull’estensione del diritto di voti ai cittadini italiani residenti all’estero.

I suoi interventi in aula e in Commissione furono complessivamente 144. Gli argomenti preferiti riguardarono la sua terra d’origine, la Calabria, e le provvidenze per lo sviluppo della regione, il terrorismo, data l’esplosione di violenze che caratterizzò gli anni Settanta-Ottanta, e naturalmente la cultura latamente intesa, con discorsi sui nuovi accordi tra Stato italiano e Chiesa cattolica (nel 1959 aveva pubblicato I Patti lateranensi e il fascismo per i tipi dell’editore Cappelli di Bologna), sul dissenso culturale e la persecuzione degli intellettuali nell’Urss, sulle riforme scolastiche susseguitesi nel tempo. Molti di tali discorsi sono custoditi nel suo archivio in forma di opuscolo.

L’attività giornalistica unita a quella politica divenne poi la sua vera ragione di vita. La collaborazione a testate fiancheggiatrici del Partito fin dai primordi, da «La Fiamma» di Reggio Calabria a «Rosso e Nero», da «Meridiano d’Italia» a «Il Borghese», infine, dal 1969, per tredici anni, la direzione de «Il Secolo d’Italia» - in quest’ultima veste seguendo quasi per intero la parabola almirantiana - fecero di lui un combattente della carta stampata che si rivelò arguto polemista e appassionato intellettuale. Nel tempo utilizzò anche diversi pseudonimi, Tullio Gai, Cola Vandeano, Giorgio Serapo, Nino Romano, Leo Falena, e nell’immediato dopoguerra probabilmente anche Elica e Il giudice Samiver. Proseguiva in parallelo la sua attività pubblicistica. Nel 1954 aveva scritto Logica della gerarchia, un pamphlet polemico verso le distorsioni della democrazia e l’egualitarismo comunista con una dissertazione sulla validità dell’istituto gerarchico, che comparve quale supplemento a «Lotta politica», in quel momento l’organo del Msi. Alcuni anni più tardi, nel 1971, con il volume Il fascismo secondo Mussolini (Edizioni del Borghese, Milano) intese presentare il movimento politico così come, a suo parere, era stato ideato e plasmato dal suo stesso creatore, insomma il fascismo visto da chi lo volle e lo pensò, senza i filtri dovuti a interpretazioni di radici differenti.

Ma la fama maggiore gli deriva dall’aver pubblicato Italia fascista in piedi! Memorie di un littore (Edizioni de Il Borghese, Milano, 1a ed. 1960), che contò numerose edizioni, dove l’autore passa in rassegna i partecipanti ai Littoriali, costituenti poi il nerbo della classe politica dell’Italia democratica, volendo con ciò stigmatizzare il disinvolto passaggio all’antifascismo di tanti personaggi convinti sostenitori un tempo del vecchio regime, al punto da concorrere a una “gara” che aveva come scopo conclamato la selezione della futura classe dirigente fascista. Analogo tema fu sviluppato, con maggior copia di documentazione e, quindi, di studio, in Intellettuali sotto due bandiere (Ciarrapico, Roma 1978, 2a ed. 1981), indagine del mondo della cultura italiano che nel trapasso dal fascismo all’antifascismo sostenne «tesi politiche diametralmente opposte, in un trasformismo allucinante e quasi sempre opportunisticamente sollecitato dalla guerra perduta» (dalla sinossi del libro, IV di copertina).

Dal 19 dicembre 1979 all’11 luglio 1983 Tripodi fu membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel 1984 fu eletto al Parlamento europeo: in tale sede fece parte della Commissione per la cultura e l'istruzione, di cui fu vicepresidente, nonché della Delegazione permanente per i rapporti con la Repubblica popolare cinese: a questo proposito Tripodi intervenne con discorsi in sede parlamentare, anch’essi presenti nel suo archivio.

Nella sua qualità di direttore de «Il Secolo d’Italia» nel 1979 promosse l’inserto «Secolo-cultura», per incoraggiare e vivificare il dibattito intorno ai temi politico-culturali tra gli intellettuali di area, che avrebbe compreso proposte, osservazioni, richiami a una tradizione culturale che doveva rinnovarsi affrontando temi, problemi e sfide del mondo contemporaneo. Gli interventi furono raccolti nel volume collettaneo Il pensiero di destra propone, edito nel 1980 (Ciarrapico, Roma), seguito da La cultura di Destra tra presente e divenire (Ciarrapico, Roma 1982), opera collettanea anch’essa: nell’archivio un fascicolo contiene gli articoli di Tripodi apparsi nei due volumi.

Il XIII Congresso nazionale del Msi-Dn, svoltosi a Roma nel 1982, vide l’ascesa di Tripodi, libero dagli impegni direttivi al «Secolo», dove Almirante aveva chiamato Alberto Giovannini, alla presidenza del Partito. L’impegno verso un ruolo politico-culturale di rilievo, che la carica gli conferiva, si manifestò ancora con l’ideazione, nel 1983, delle iniziative indette per ricordare i cento anni dalla nascita di Benito Mussolini. Esse compresero l’incontro di Castel Sant’Angelo su “L’Italia tra le due guerre” e un convegno itinerante che toccò ventuno città italiane. L’incontro di Castel Sant’Angelo, promosso, oltre che da Tripodi, da Luigi Volpicelli, Francesco Grisi e altri intellettuali, si svolse a Roma nel settembre 1983 con ospiti d’eccezione, come il filosofo Augusto Del Noce, gli storici Renzo De Felice e Franco Valsecchi, l’ex ministro Salvatore Valitutti, il professor A. James Gregor, lo scrittore Vintila Horia, la ricercatrice Rosaria Quartararo. Il parterre comprendeva ancora fra gli altri Giovanni Volpe, Alberto Giovannini, Marcello Veneziani, Giuseppe Tricoli, Mario Landolfi, Bruno Gatta, Mario Bernardi Guardi. In seguito alla scomparsa di Luigi Volpicelli, alla presidenza fu chiamato l’editore Giuseppe Ciarrapico. Una parte degli atti è pubblicata nel volume Mussolini nel centenario della nascita, edito da Ciarrapico (Roma 1986). Il volume fu presentato a Roma il 19 dicembre 1986 a Castel S. Angelo nella Sala della Biblioteca. Esso non contiene tutte le relazioni svolte nell’occasione: nell’archivio di Tripodi è possibile leggere quella tenuta da Augusto Del Noce. C’è da dire che la più gran parte del volume comprende gli atti del Convegno di cui si diceva, quello organizzato dal Comitato nazionale per il centenario della nascita di Benito Mussolini, presieduto da Vittorio Mussolini con la collaborazione di Tripodi. La manifestazione ebbe luogo in varie città italiane, con ventuno convegni di studio, dal 7 maggio 1983 al 29 luglio 1984. Le località toccate furono Roma, Gardone, Forlì, Bologna, Palermo, Perugia, Catania, Orvieto, Verona, Napoli, Bari, Pescara, Sabaudia, Milano, Bolzano, Firenze, Cosenza, Venezia, Potenza, Lecce-Catanzaro, di nuovo Forlì. Tripodi tenne sedici relazioni su temi svariati, da “L’addio al socialismo” a “Interrogativi sulla seconda guerra mondiale”, da “Stampa e democrazia” a “I messaggi di Giovanni Gentile e di Ugo Spirito”, ma nell’archivio è conservata la scaletta di un suo discorso non tenuto su “Romanità e civiltà del lavoro”.

Le due manifestazioni furono concettualmente diverse, si legge nel risvolto di copertina del volume assai probabilmente frutto di una riflessione di Tripodi, l’una basata sul rigore scientifico, l’altra pervasa di fede ma non agiografica: «nella sintesi delle posizioni culturali assunte dai partecipanti all’una e all’altra […] è l’indice della valenza storica del fascismo [sintesi che] facilita la conoscenza effettiva dei fatti avvenuti in quel controverso quarto di secolo».

Nel 1984 pubblicò una nuova riflessione sul fascismo, Fascismo così. Problemi di un tempo ritrovato (Ciarrapico, Roma), in cui istituì una sorta di parallelismo tra le questioni politiche, sociali e culturali che agitavano gli uomini del Ventennio, presentando le soluzioni realizzate, e i problemi dell’attualità, con sommessi suggerimenti sui modi di affrontarli prendendo spunto dal passato.

Con il libro Nuvole e simboli, raccolta di novelle, vinse nel 1988 il Premio Benevento.

Negli ultimi mesi di vita si diede alla compilazione del Dizionario mussoliniano, strutturato sulla base di parole, elevate al rango di lemmi, presenti in discorsi o scritti del duce, con corrispondenti definizioni costituite da frasi o periodi o brani tratti da quelli: lo scopo era di attualizzare e storicizzare il suo pensiero e trarne motivo di ispirazione e rielaborazione.

Morì nella città natale il 19 agosto 1988.

Storia archivistica

L’archivio di Tripodi si presentava costituito, tra l’altro, da una serie di cartelle e di buste provviste di intitolazione, così realizzate dallo stesso Tripodi, che riuniva in tal modo documentazione di suo interesse su base solitamente tematica. Sembra che in gran parte tale ordine sia stato realizzato in un secondo tempo rispetto al momento di produzione, dato l’aspetto esteriore dei contenitori, che appare uniforme. Gli accorpamenti erano con ogni probabilità realizzati con fini specifici, per fermare il ricordo di avvenimenti, per elaborare elenchi di suoi scritti, per rammentare fatti, problemi, vicende. L’autore si trovava a disporre in tal modo di materiale di cui necessitava per procedere a scritti o comunque per tenere memoria di suoi percorsi intellettuali. Può quindi capitare che alcune cartelle racchiudano documenti di date anche molto lontane tra loro e in parte di argomento e tipologia differenti rispetto alla documentazione predominante.

Il principio del rispetto dell’ordine originario stabilito in simile modo dal produttore delle carte ha richiesto il mantenimento della sistemazione così effettuata, non essendosi reputato opportuno spostare documentazione dai singoli contenitori originali per inserirla altrove. Si è proceduto quindi, come di consueto, all’individuazione delle serie, riconducendo cartelle e buste sotto la rispettiva partizione, così come si è fatto per i fascicoli sciolti, che pure costituivano il lascito documentario di Tripodi.

Ciò significa che fascicoli con una certa datazione, racchiusi nelle buste create dal soggetto produttore, nell’ordine della serie appaiano posti in una collocazione cronologicamente inesatta. In realtà, trattandosi di incartamenti sistemati in un faldone dal contenuto strettamente connesso, e perciò da inserire per intero consecutivamente, devono obbligatoriamente avere quella collocazione. Per meglio comprendere simile ordine, all’intitolazione del fascicolo, di solito originaria, si è premessa, laddove utile, quella della busta, anch’essa posta dal soggetto produttore.

Il ricondizionamento ha riguardato in particolar modo le cartelline dei fascicoli, perché o ormai obsolete o necessarie a complessi di documentazione precedentemente privi.

È opportuno di notare che, sebbene in casi molto rari, alcuni documenti facenti parte integrante del fondo sono stati prodotti dagli eredi di Tripodi: si tratta di carte compilate esclusivamente per precisare alcune questioni, come nel caso della serie Dizionario mussoliniano, dove sono presenti scritti elaborati dai familiari per meglio descrivere l’attività del congiunto. In questo caso, peraltro, quanto si legge è frutto della riflessione dello stesso Tripodi, e il contributo degli eredi si limita a poche righe di introduzione degli elaborati, per poi far seguire brani del soggetto produttore principale.

Negli archivi privati tale eventualità è tutt’altro che infrequente. Una riflessione approfondita e ampia in tal senso è giunta, tra le altre, dal Convegno “L’archivio costruito. Autobiografia e rappresentazione negli archivi di persona”, organizzato da ANAI, BNCR e ICAR, con il contributo la Direzione generale Biblioteche e Istituti culturali del Mibac, e tenutosi a Roma presso la Biblioteca nazionale centrale il 9 novembre 2018. A proposito della soggettività degli archivi di persona, in questa sede si è fatto presente come la soggettività che in essi si rispecchia non è solo quella del soggetto produttore, ma anche di altri soggetti, per esempio degli eredi – materiali o spirituali –, cosa che mostra sempre più gli archivi di persona come un fenomeno complesso (S. Vitali, Relazione al Convegno).

La ricostituzione delle serie del presente fondo ha tenuto conto sia del tempo in cui la documentazione è stata prodotta sia delle tipologie documentarie conservate. Buona parte della documentazione venuta alla luce negli anni del fascismo e dell’immediato dopoguerra è stata riunita su base cronologica. L’esistenza di carte con data analoga a quella menzionata ma con tipologia definita e uniforme ha richiesto invece l’inserimento in serie con caratterizzazione tipologica, tanto più che tali carte erano originariamente collocate in raccoglitori a parte, ben distinguibili e con un risalto particolare loro conferito dallo stesso soggetto produttore. Lo studio del fondo e dei suoi documenti ha altresì suggerito per altra produzione documentaria un accorpamento tematico, per meglio corrispondere all’indole stessa e all’attività di Tripodi, oltremodo attivo nell’agone politico-parlamentare nonché autore di testi di riflessione ideologica: simile attività non ha potuto non trovare corrispondenza nella costituzione di una serie sul partito cui Tripodi apparteneva, il Movimento sociale italiano.

Quando “le serie non rivelano un rapporto precostituito”, come in questo caso (P. Carucci, Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione, La Nuova Italia Scientifica, Milano 1990, p. 144 ), la loro disposizione richiede ulteriore riflessione da parte dell’archivista. Esse dunque sono state ordinate seguendo un doppio criterio, logico e cronologico. Mentre non si è dubitato dell’opportunità di porre all’inizio la documentazione più antica, per disporre coerentemente l’altra si è guardato con attenzione alla tipologia documentaria nel suo complesso nonché ai temi trattati. È parso opportuno offrire quale secondo insieme documentario, cui si accennava, quello al quale è stata conferita l’intitolazione Movimento sociale italiano e scritti di Tripodi sul giornale del Partito, tenuto conto di quanto centrale sia stata la militanza politica nella vita di Tripodi, al punto che nel suo caso, come in altri, è possibile parlare di “conservazione emozionale” delle carte e del loro “valore emozionale” in questo archivio, analogamente – per esempio – agli “archivi del ’68” (V. Niri, Relazione al Convegno cit.). Di seguito sono state poste le serie tipologicamente caratterizzate, consistenti in raccolte di periodici e ritagli stampa, mentre verso al fine compare quella riguardante una specifica attività di Tripodi, che negli ultimi anni di vita attese all’elaborazione di un Dizionario mussoliniano, analizzando scritti e discorsi del capo del fascismo per individuare la sua autentica posizione, attraverso una critica filologica, in merito a temi e problemi della società del tempo.

Parte integrante del fondo è una raccolta di pubblicazioni, sia sue sia di terzi. La serie è di poca consistenza e solo in piccola misura fornisce informazioni sugli interessi politico-culturali di Tripodi: è il caso di precisare che le pubblicazioni contenute sono di antica data (dal 1932 al 1943) e quelle di terzi riguardano per lo più diversi aspetti del bolscevismo degli anni Trenta.

Da ultimo sono presentate le note biografiche di Tripodi, stese da lui stesso e dai suoi familiari, che hanno rielaborato i suoi appunti e mostrato in forma schematica la vita e le opere del congiunto.
Il fondo
è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio del Mibact con provvedimento del 18 giugno 2018.

Modalità di acquisizione
Il fondo è stato depositato presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice nell'ottobre 2017 dalla proprietaria, Giada Bevacqua, nipote di Nino Tripodi.
Contenuto
Pare opportuno in primo luogo segnalare l’abbondante documentazione riguardante l’attività del Movimento sociale italiano, di cui è conservata testimonianza, spesso completa, dei Congressi nazionali dal I al V, del IX e del X e di quelli dal XIII al XV, a partire dai regolamenti e via via i resoconti stenografici, le relazioni e gli interventi dei partecipanti e dei vari leader. L’archivio contiene ancora gli Statuti e i programmi del Msi e un numero non trascurabile di opuscoli pubblicati a cura del Partito intorno ai temi più discussi dell’attualità del momento, molti dei quali compilati dallo stesso Tripodi. Trova qui conferma l’osservazione (M. Guercio, Intervento al Convegno “L’archivio costruito”) secondo cui negli archivi di persona è presente, talvolta massicciamente, letteratura grigia: l’archivio di Tripodi in questo senso è un eccezionale bacino di conservazione, in particolare nella serie Movimento sociale italiano e scritti di Tripodi sul quotidiano del Partito.
Assai interessante è la collezione di periodici (serie Raccolta di pubblicistica varia) composta da Tripodi nel periodo 1945-1947 sugli argomenti più scottanti del tempo, come la fine della guerra civile, l’uccisione di Mussolini, la partenza di Umberto II per l’esilio, la condanna di Pietro Koch. Tra le testate più rare, sono presenti alcuni numeri de «La Capitale», «Il Buonsenso», «Il Minuto», «Libera Stampa», «La Tribuna del popolo», oltre a quelle più diffuse, «Il Giornale d’Italia», «Il Messaggero», «Il Tempo».
La corrispondenza contenuta nell’archivio mostra i rapporti epistolari di Tripodi per lo più con i big del Msi ma anche con intellettuali con cui intratteneva relazioni professionali, per esempio in occasione del Convegno del Centenario mussoliniano, cui parteciparono personalità del mondo della cultura anche lontane dal Partito, come Augusto Del Noce, Renzo De Felice, Rosaria Quartararo. A proposito del citato Convegno, è possibile trovarne testimonianza scritta nella serie Movimento sociale italiano e scritti di Tripodi sul quotidiano del Partito, sottoserie Attività del Partito.
Tripodi procedette alla raccolta sistematica dei suoi articoli, che videro la luce in diversi periodici, a partire dal «Secolo d’Italia», non di rado di natura culturale, come si evince dai numerosi fascicoli con i ritagli stampa dei suoi scritti. Gli scritti sono stati inseriti in due diverse serie, Movimento sociale italiano e scritti di Tripodi sul quotidiano del Partito e Altri scritti di Tripodi. Un certo numero di essi risale agli ultimi anni del regime fascista.
Sono presenti altresì i testi dei comizi tenuti dall’esponente missino e i suoi discorsi parlamentari (serie Movimento sociale italiano e scritti di Tripodi sul quotidiano del Partito, sottoserie Comizi e discorsi di Tripodi).
Non trascurabile è la documentazione prodotta durante gli anni del fascismo dal titolare del fondo e qui custodita (serie Durante il fascismo e nell’immediato dopoguerra). Alcuni argomenti trattati sono autentiche curiosità, come le relazioni intrattenute con associazioni pro Corsica italiana e l’attività di Tripodi per la promozione dei giovani aderenti ai Guf e per l’approntamento dei corsi di preparazione politica. È inoltre conservato il fascicolo relativo al procedimento circa la sua decadenza dalla libera docenza universitaria negli anni 1947-1948.
Strumenti di ricerca
Inventario in formato elettronico a cura di Alessandra Cavaterra. Presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice è disponibile una copia cartacea completa di indici.
Struttura

Serie 1. Durante il fascismo e nell’immediato dopoguerra (1930-1951;1960)

Serie 2. Movimento sociale italiano e scritti sul giornale del Partito (1946-1988)

    sottoserie 1. Attività del Partito (1948-1986)

    sottoserie 2. Congressi (1948-1988)

    sottoserie 3. Personaggi (1949-1973)

    sottoserie 4. Comizi e discorsi (1946-1980)
                       sottosottoserie 1. Comizi e discorsi vari
                       sottosottoserie 2. Discorsi parlamentari

   sottoserie 5. Articoli su «Il Secolo d’Italia» e circa il Msi (1958-1985)

                       sottosottoserie 1. Articoli su «Il Secolo d’Italia» e altri periodici facenti capo al Partito
                       sottosottoserie 2. Raccolta di articoli tematici comparsi
su «Il Secolo d’Italia»

    sottoserie 6. Attività parlamentare europea (1984-1988)

    sottoserie 7. Stampa varia sul Msi (1975-1985)

Serie 3. Altri scritti (1931-1987)

Serie 4. Raccolta di pubblicistica varia (1942-1985)                  

    sottoserie 1. Periodici, ritagli stampa (1942-1985)

    sottoserie 2. Fascicoli nominativi (1954-1978)

Serie 5. Dizionario mussoliniano (1988)

Serie 6. Raccolta bibliografica (1932-1943)

Serie 7. Note biografiche (1987-2002)

Descrittori
Storia della Destra,Fascismo,Seconda guerra mondiale,
Numerazione
Numero:
33
Consultabilità
Il fondo è consultabile a norma degli artt. 126-127 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Fonti collegate
Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, fondo Istituto nazionale di studi politici ed economici (Inspe)
Bibliografia
Morto il missino Nino Tripodi, in «La Repubblica», 20 agosto 1988
Giuseppe Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, Il Mulino, Bologna 2006
Luca Taveri, La Fiamma ricorda l’on. Nino Tripodi, in «Ilmetropolitano.it», 19 agosto 2012
Piero Vassallo, Nino Tripodi, la “discoverta” del vero Vico, in «Riscossa cristiana», 12 febbraio 2015
Mario Bozzi Sentieri, Il caso. Alla ricerca di un nuovo patriottismo sulla rotta segnata da Nino Tripodi, in «Barbadillo», 22 giugno 2015 http://www.barbadillo.it/44321-il-caso-alla-ricerca-di-un-nuovo-patriottismo-sulla-rotta-segnata-da-nino-tripodi/
Antonio Pannullo, Ricordo di Tripodi, smascherò gli antifascisti che inneggiavano al Duce, in «Il Secolo d’Italia», 20 agosto 2016

Rodolfo Sideri, Fascisti prima di Mussolini. Il fascismo tra storia e rivoluzione, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2018, pp. 114-125

Relazioni

Soggetto produttoreTripodi, Nino
Fondo di appartenenzaTripodi Nino

Esplora i livelli sottostanti

Serie | 1931-1943; 1946-1987; 1992Altri scrittiFondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice
Serie | 1987-2002Note biograficheFondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice
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