Lazio'900

Parlato, Valentino

politico; giornalista | Tripoli 07/02/1931 - Roma 02/05/2017

Metadati

Tipologia
Persona
Date di esistenza
Luogo di nascita:
Tripoli
Data di nascita:
07/02/1931
Luogo di morte:
Roma
Data di morte:
02/05/2017
Attività/mestiere/professione
Qualifica:
politico; giornalista
Nazionalità
italiana
Biografia / Storia
Valentino Parlato è nato a Tripoli, all'epoca capoluogo della provincia omonima (nell'allora Libia italiana), il 7 febbraio del 1931 da genitori italiani, Giuseppe Parlato e Angela Sajeva, stabilitisi nella città libica sul finire degli anni venti. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la famiglia fu costretta a spostarsi nella campagna di Sorman, dove il nonno materno possedeva una piccola concessione agricola.
A conflitto concluso, la Libia passò sotto l'amministrazione britannica; in questi anni Parlato formò la propria coscienza politica, conoscendo Clara Valenziano, comunista militante, che in seguito sposerà; figurerà tra i fondatori del Partito Comunista Libico, fatto che ne provocherà l'espulsione dal paese nel 1951. Riparato dunque in Italia, frequentò a Roma la facoltà di Giurisprudenza, conobbe Luciana Castellina e s'iscrisse al Partito Comunista Italiano, lavorando per il suo organo di stampa ufficiale, «l'Unità». Nel 1953 si trasferì ad Agrigento, dove lavorò per la federazione locale del PCI, divenendo successivamente funzionario di partito. Tornato a Roma, proseguì il lavoro con «l'Unità», collaborando con Giorgio Amendola e divenendo giornalista di economia per la rivista «Rinascita».
Già organico della cosiddetta ala ingraiana del Partito, sarà poi parte di quel gruppo di pensiero critico interno allo stesso - composto tra gli altri da Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Marcello Cini e Luigi Pintor - che, nel giugno del 1969, fonderà la rivista «il Manifesto» (che divenne quotidiano nel 1971). Il 24 novembre dello stesso anno, unitamente all'intera redazione del giornale, venne espulso dal Partito a causa delle critiche mosse allo stesso a proposito del posizionamento in merito all'occupazione della Cecoslovacchia da parte degli altri paesi del Patto di Varsavia.
Redattore economico de «il Manifesto» (1972), responsabile di redazione, ricoprì per tre volte la carica di direttore (1975-1985, 1988-1990, 1995-1998). Dal 1975 alternò l’incarico di direttore a quello di comitato di direzione fino al 1996. Nel 1984 si dimise da presidente della cooperativa editrice e da membro del CdA e nel 2012 in rottura con la direzione lasciò definitivamente il quotidiano.
A «il Manifesto» ha dedicato i libri Se trentacinque anni vi sembrano pochi (2006) e La rivoluzione non russa. Quaranta anni di storia del manifesto (2012). Ha curato, tra l’altro, l'edizione di opere di A. Smith, Lenin, A. Gramsci.
È morto a Roma il 2 maggio 2017.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
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